Passi sulla Luna: Maginus

Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.

a cura di Alfonso Zaccaria e Paolo Morini


Maginus*
Longitudine Latitudine
6.2° W 50.0° S
Diametro 163 km.




La zona del cratere Maginus è mappata nella mappa numero 126 delle "Lunar Astronautical Charts", scala 1:1.000.000, pubblicate dalla Defense Mapping Agency nel 1973 e disponibili on-line sul sito del Lunar and Planetary Institute.

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Maginus e Longomontanus si trovano rispettivamente a E e a O della linea immaginaria che congiunge Tycho a Clavius e con questi due crateri formano gli angoli di un quadrilatero, o di una croce, ben visibile anche a piccoli ingrandimenti nei pressi del polo S della Luna.


MAGINUS


IL NOME


Giovanni Antonio Magini nasce a Padova il 13 giugno 1555. Studia filosofia a Bologna, poi si dedica all’astronomia. Dal 1588 occupa la cattedra di matematica a Bologna. In opposizione alle teorie emergenti, sostiene il sistema geocentrico, inventando una nuova teoria planetaria che descrive nelle Novae coelestium orbium theoricae congruentes cum observationibus N.Copernici (1589). Si occupa di trigonometria applicata alla topografia e scrive De planis triangulis e Tabula tetragonica (1592), nonché di geometria della sfera, in particolare degli specchi sferici concavi. L’opera più importante è l’Atlante geografico che compone col sostegno del Duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga. L’Atlante verrà dato alle stampe postumo, dal figlio Fabio, nel 1620. Ricopre a Mantova il ruolo di astrologo di corte, secondo l’usanza del tempo, e pubblica il De astrologica ratione (1607). Noto in tutta Europa, mantiene a lungo contatti con i maggiori studiosi del suo tempo, da Ticho a Clavius a Keplero. Muore a Bologna l’11 febbraio 1617.


IL CRATERE


E’ un vasto cratere (163 Km) che ci appare prospetticamente ovale, in realtà di forma circolare, posto pressoché a ugual distanza da Tycho e da Clavius, sugli altipiani meridionali. E’ molto craterizzato, soprattutto nel suo bordo settentrionale e occidentale. Il bordo si erge per 4,1 Km dal fondo e, nella parte settentrionale e sud-occidentale presenta vari crateri, anche di considerevoli dimensioni, come M.S e M.N a N e M.C a SO. Ciascuno di questi crateri è a sua volta interessato da una intensa craterizzazione. Sembra che parte di questi siano di provenienza dal Mare Imbrium. Il fondo è piatto e di colorazione più chiara rispetto ad altri crateri. Ciò, secondo C.A.Wood (The modern Moon), potrebbe significare che non è stato invaso dalla lava, che solitamente conferisce un colore scuro. Questa caratteristica contribuisce a farlo sparire durante la Luna Piena, sopraffatto dalla bianca raggiera di Tycho. Il dato, comunque non è stato chiarito nella sua origine. Il fondo contiene diversi “crateri fantasma”, impatti sepolti sotto alti strati di materiale chiaro (non lava, a quanto sembra, forse polvere da ejecta di lontana provenienza? Il picco centrale è composito, formato da almeno 4 elementi.


LONGOMONTANUS


IL NOME


Christen Sorensen Longberg (latinizzato in Longomontanus), nasce a Lomborg (Longberg), nello Jutland in Danimarca, il 4 ottobre 1562. Dopo un’infanzia travagliata per varie vicissitudini familiari, riesce, pur con difficoltà, a dedicarsi agli studi e, nel 1588, si reca a Copenhagen dove incontra Ticho Brahe che lo accoglie come aiutante e discepolo a Uraniborg, dove resta per 8 anni. Nel 1607, acquisita una vasta fama assieme al maestro, diventa cattedratico di matematica a Copenhagen, ruolo che mantiene fino alla morte. La sua attività scientifica non apporta sostanziali novità, al contrario è costellata di diversi errori, soprattutto per la convinzione di avere dimostrato la quadratura del cerchio e per avere sostenuto con forza la teoria elio-geocentrica di Tycho. Dopo la morte del maestro, avvenuta nel 1605, è Longomontanus che ne prosegue l’opera diffondendone le teorie con la sua Astronomica Danica (1622). In questo lavoro sono contenute tavole astronomiche basate sulle osservazioni di Tycho, calcolate col sistema elio-geocentrico, più accurate e precise di quelle di Keplero, calcolate col sistema geocentrico. Muore l’8 ottobre 1647.


IL CRATERE


Lo si potrebbe chiamare “il gemello di Maginus”, per dimensioni (150Km) e morfologia. Come Maginus è fortemente craterizzato soprattutto nella parte settentrionale ed orientale del bordo. In questo punto, si nota la sovrapposizione di Longomontanus ad un altro cratere più antico e di dimensioni minori. In campo selenografico, questa è la classica “eccezione che conferma la regola”. Infatti, la regola generale recita che i crateri più piccoli si sovrappongono ai crateri più grandi. Ciò in accordo alla teoria generale, che, in ordine di tempo, si sono formati prima i grandi mari, poi i crateri più grandi, poi, via via quelli di dimensioni progressivamente minori. Questa teoria riflette chiaramente la verosimile possibilità che all’inizio della sua formazione la Luna abbia catturato corpi celesti di grandi dimensioni, residui della formazione di pianeti, poi oggetti di dimensioni sempre minori come piccoli asteroidi o comete. Parte dei crateri possono poi avere avuto origine da “proiettili” locali (ejecta da altri crateri da impatto). Il bordo si innalza per 4500m rispetto al fondo che è piatto, con alcuni “crateri fantasma” , espressione dell’invasione del fondo da parte della lava (in effetti Longomontanus è più scuro di Maginus) e numerosissimi craterini, alcuni dei quali spiccano per il bordo chiaro sul fondo scuro. Il picco è composito e fortemente eccentrico verso NO, dove diversi crateri di medie dimensioni occupano parte del fondo e coprono il bordo.


I DINTORNI


L’area compresa nel quadrilatero Tycho, Maginus, Clavius e Longomontanus è interessata da una ricca e composita craterizzazione. Tra i principali:

PROCTOR

Cratere di 52 Km fortemente degradato, risalente all’Imbriano (4,5-3,8 mld di anni fa), adagiato sulla parete N di Maginus, prospiciente Saussure. Il bordo è occupato, soprattutto nella parte NO da una corona di numerosi crateri di varie dimensioni. L’interno è livellato, privo di picco. Il cratere è dedicato a Mary Proctor, una irlandese nata a Dublino nel 1862, emigrata in America a 20 anni, che eredita dal padre la predisposizione alla divulgazione astronomica. Scrive numerosi articoli sui maggiori quotidiani e riviste dell’epoca e vari libri. Muore nel 1957.

PICTET

Antico cratere da impatto situato subito a E di Tycho e in parte ricoperto dalla sua raggiera. Modesto picco centrale, un craterino sul bordo occidentale. Il nome deriva da Marc-Auguste Pictet (1752-1825) svizzero di Ginevra, uno scienziato che esplora tutto il campo del sapere scientifico, in particolare la chimica, òe fisica, la meteorologia e l’astronomia. Membro delle maggiori Società scientifiche europee, dirige per 30 anno l’Osservatorio di Ginevra e sovrintende all’installazione di una stazione meteorologica sul S.Bernardo.

STREET

Cratere da impatto di 58 Km, posto a S di Tycho, cui è “collegato” da una fila di alcuni crateri. E’ fortemente danneggiato in tutto il suo contorno; presenta un cratere lungo la parete E e diversi altri lungo quella occidentale. Il fondo è profonndo 1500m, è piatto, senza picco con un piccolo cratere nella parte occidentale. Il nome deriva da Thomas Street (o Streete) (1621- 1689), astronomo inglese. Pubblica la Astronomia Carolina, che contiene tavole molto precise sul moto dei pianeti e sulla previsione delle eclissi.

BROWN

Cratere costituito da una cinta ben conservata sul versante occidentale e sostituita da un cratere di minori dimensioni (Brown E) sul versante orientale. Il tutto si presenta come una formazione allungata, piriforme, con un bordo curvo che separa la parte del “collo” da quella del “corpo”. Il nome deriva da Ernest William Brown (1866-1938), un inglese, noto per la pubblicazione delle Tables of the Motion of the Moon, tavole molto precise, calcolate sulla base della sola teoria della gravità (sistema Luna-Terra-Sole, ma anche Venere e Giove). Tuttavia, resta una fluttuazione, inspiegabile all’epoca, che viene corretta arbitrariamente. Oggi il dato viene fatto risalire, almeno in parte, alla progressiva decelerazione della velocità di rotazione della Terra (effetto “frizione” delle maree?).






Disegno della zona di Maginus (Alfonso Zaccaria)



Foto ad alta risoluzione del cratere Maginus eseguita da Israel Tejera Falcón - Vecindario Observatory - Isole Canarie - Spagna. La foto è stata anche pubblicata come Lunar Pictures of the Day (LPOD) nel sito di Chuck Wood.




* Il punto rosso sulla faccia della Luna indica la formazione interessata. Per indicare, approssimativamente, in quale periodo del ciclo lunare la formazione è facilmente visibile, la Luna è rappresentata in fase crescente con il terminatore che ha da poco superato la formazione - questo corrisponde a condizioni di illuminazione in luce radente (alba) della formazione stessa.


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