Passi sulla Luna: Maurolycus Barocius

Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.

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| La zona dei crateri Aristarchus e Herodotus è mappata nella mappa numero 39 delle "Lunar Astronautical Charts", scala 1:1.000.000, pubblicate dalla Defense Mapping Agency nel 1973 e disponibili on-line sul sito del [[Image:Logo Lunar and Planetary Institute.jpg|80px]] [http://www.lpi.usra.edu/ '''Lunar and Planetary Institute'''].  
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| La zona dei crateri Maurolycus e Barocius è mappata nella mappa numero 113 delle "Lunar Astronautical Charts", scala 1:1.000.000, pubblicate dalla Defense Mapping Agency nel 1973 e disponibili on-line sul sito del [[Image:Logo Lunar and Planetary Institute.jpg|80px]] [http://www.lpi.usra.edu/ '''Lunar and Planetary Institute'''].  
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'''ARISTARCHUS'''
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'''MAUROLYCUS'''
'''IL NOME'''
'''IL NOME'''
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Aristarco nasce a Samo, una delle maggiori isole ioniche prospicienti la costa egea dell’odierna Turchia, nel 310 circa a.C.  Coltiva l’astronomia sotto la guida di Stratone di Lampsaco. L’originalità del pensiero di Aristarco sta nell’aver per primo teorizzato la centralità del Sole nell’Universo, mentre la Terra gli muove intorno con moto circolare; inoltre, la Terra ruota su se stessa, dando origine all’alternarsi del giorno e della notte, ed è inclinata sul piano dell’eclittica, giustificando così il succedersi delle stagioni. L’eliocentrismo verrà rifiutato, 4 secoli più tardi, da Claudio Tolomeo la cui visione del cosmo, di nuovo geocentrico, dominerà il mondo scientifico per oltre 1000 anni, fino a Copernico e Galileo.
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Francesco Maurolico nasce a Messina il 16 settembre 1494; sacerdote nel 1521, poi monaco benedettino e infine abate della cattedrale di S. Nicolò a Messina. Spirito proteiforme, si interessa di vari campi del sapere, in particolare di matematica: intuisce il principio di induzione matematica ( un enunciato sui numeri naturali, utilizzato per provare che una proprietà è valida per tutti i numeri interi; l’idea di partenza è l’effetto “domino”, utile nel campo delle dimostrazioni). Osserva la supernova di Cassiopea,fornisce le carte geografiche alla flotta che parte da Messina alla volta di Lepanto. Realizza due delle più belle fontane di Messina. Scrive Quadrati fabrica et eius usus, Cosmographia e molti altri testi di astronomia, nei quali non fa mancare la sua avversione alle teorie copernicane, di matematica, geometria e geografia. Muore a Messina il 22 Luglio 1575.
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Aristarco escogita un sistema per calcolare i diametri e le distanze della Luna e del Sole dalla Terra. Stima il rapporto tra le distanze del Sole e della Luna dalla Terra compreso tra 18 e 20 (in realtà è 40). Il principio si basa sulla formazione di un triangolo rettangolo tra Terra, Luna in quadratura e Sole. Misurando l’angolo compreso tra i lati Terra-Luna e Terra-Sole, è possibile calcolare il rapporto tra le distanze con semplice calcoli geometrici. L’errore è ovviamente dovuto alla scarsa precisione delle misure con gli strumenti dell’epoca, in un contesto di angoli minimamente convergenti in un triangolo estremamente allungato. Muore nel 230 a.C.
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'''IL CRATERE'''
'''IL CRATERE'''
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Cratere di 40 Km di diametro, situato nel settore NO della Luna, ai bordi di un altopiano che porta lo stesso nome e che sembra galleggiare come un’isola nel mezzo dell’Oceanus Procellarum. Questo blocco roccioso, che si estende per circa 00 Km in direzione NS, presenta, presso il suo bordo meridionale, i due crateri Aristarchus ed Herodotus, simili per grandezza ma molto diversi per aspetto. Aristarchus è di un bianco abbagliante, tant’è che lo si può facilmente scorgere anche durante l’inizio della lunazione, nella parte della Luna in ombra, rischiarata solo dal “chiaro di Terra”. Ha una albedo doppia della media delle strutture lunari. E’ un cratere giovane, circa 500 milioni di anni, più o meno come Tycho, cui somiglia. Ha bordi taglienti, alti circa 3000 m sul fondo e pareti ampiamente terrazzate, anche se questi terrazzamenti sono difficilmente distinguibili nel chiarore del cratere. In particolare, si distinguono aree molto brillanti che spiccano su bande radiali color grigio chiaro. Il fondo è piatto con un ripido e ben definito picco centrale, bianco brillante, di anortosite. Il cratere è circondato da un alone scuro, evidente soprattutto a Nord, cui fa seguito, più all’esterno, una corona radiale chiara di 120-150 Km, che spicca sul terreno scuro circostante. Questa è particolarmente evidente verso S ed E, segno che il corpo celeste che generò il cratere doveva provenire da O. Aristarchus è stato oggetto di osservazione di TLP (Transient Lunar Phenomena) da parte di numerosi osservatori.
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Grande cratere (114 Km di diametro) situato sugli altopiani della parte meridionale della Luna, circa a metà della linea orizzontale che collega Tycho a Janssen. E’ un cratere molto complesso dove, già a prima vista, si osserva la presenza di vari anelli sovrapposti, dovuti a impatti avvenuti in fasi successive, con conseguenti reciproche deformazioni. Il bordo nella parte orientale meglio conservata raggiunge l’altezza di circa 4700m e rivela ampi terrazzamenti, mentre appare più eroso e danneggiato a N e a O. Sul bordo settentrionale c’è un importante cratere (Maur. F di 25 Km) e a S, speculare, Maur. A di 15 Km. Appena all’esterno delle creste orientali si osserva una profonda valle che le circonda per circa metà del bordo orientale stesso. Il fondo è piatto a S, per una verosimile invasione lavica, mentre è più irregolare a N per la presenza di diversi craterini e collinette. Il picco centrale, piccolo, è spostato leggermente a N rispetto al centro del cratere. Vicino al bordo NO è presente una evidente catena di almeno 3 crateri che seguono la curvatura interna del bordo stesso. A S il bordo si sdoppia per la presenza di parte di un ampio e degradato cratere, molto più antico, cui Maurolycus si è sovrapposto. Anche a NO, in corrispondenza di Maur. F, si osserva una struttura montagnosa disposta ad arco con concavità rivolta ad oriente, contenente all’interno una curiosa cresta allungata e appuntita rivolta a SO.
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'''BAROCIUS'''
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'''HERODOTUS'''
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'''IL NOME'''
'''IL NOME'''
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Francesco Barozzi nasce a Candia, nell’isola di Creta, il 9 agosto 1537, allora possedimento della Repubblica di Venezia. Di famiglia patrizia, studia prima a Padova, poi a Venezia. Si occupa del rinnovamento della geometria euclidea, dando alle stampe la traduzione di un Commentario alle opere di Euclide di Proclo Diadoco (1560), oltre a varie opere di Archimede di Siracusa e Erone di Alessandria. Scrive opere di cosmografia, sempre nell’ambito del sistema tolemaico. Fornisce un contributo importante al recupero di memorie del passato, collezionando manoscritti greci, ma acquista anche fama di mago ed esperto di esoterismo quando pubblica il “Pronostico universale di tutto il mondo” che riprende le teorie di Nostradamus (1566) e gli Oracula leonia nei quali commenta le teorie di Leone V, imperatore di Bisanzio.
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Nasce ad Alicarnasso, in Caria (Asia Minore) nel484 a.C.  La nascita in una città marginale dell’influenza greca, a contatto con altre etnie, deve avere stimolato la curiosità del giovane Erodoto per la conoscenza di usi e costumi di altre genti, dal momento che trascorre molti anni viaggiando in Egitto, Media, Persia e Scizia, sviluppando un grande spirito di osservazione. Sfugge alla morte dopo avere partecipato ad una congiura contro il tiranno di Alicarnasso, Ligdami, quindi si rifugia a Samo, poi ad Atene dove incontra Pericle e Sofocle. Infine si stabilisce a Thurii, in Magna Grecia, l’odierna Calabria ionica, dove muore nel 425 a.C.
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Le Storie di Erodoto sono considerate il fondamento della Storiografia, anche se vanno lette avendo presente i criteri in uso all’epoca in cui sono state scritte, in particolare il principio secondo cui la storia è “magistra vitae”. Infatti al tempo viene dato grande rilievo a gesta epiche ed eroiche, come pure all’influsso del Fato e della volontà degli Dei nelle vicende umane. Le Storie comprendono 9 libri che riassumono i viaggi e raccontano usi e costumi dei popoli “barbari” ai confini del mondo greco, nonché la storia delle guerre persiane, fino all’inizio della guerra del Peloponneso. Le Storie godono di grandissima fortuna per tutta l’antichità fino ai giorni nostri e possono essere considerate il punto d’inizio non solo della storiografia, ma anche dell’antropologia e della letteratura di viaggio.
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'''IL CRATERE'''
'''IL CRATERE'''
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Posto a SO di Aristarchus, costituisce con esso una curiosa coppia di “gemelli diversi”. Ha un diametro di 35 Km ed è profondo circa 1300m. Le pareti sono regolari, non terrazzate, interrotte da un unico cratere, a N. Il fondo è piatto, riempito di lava e di colorito molto scuro. Circa 25 Km a Nord di Herodotus ha origine la Vallis Schroeteri.
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Di 85 Km di diametro, lo osserviamo in prospettiva piuttosto obliqua a SE di Maurolycus, che va a toccare col suo bordo di NO. I numerosi impatti hanno eroso fortemente i suoi bordi, anche se quello si SE appare meglio conservato, con una serie di scanalature disposte a pettine, degradanti verso l’interno. Sovrapposto al bordo di NE c’è un importante cratere (Bar. B) di circa 36 Km di diametro che si sovrappone al bordo SE di un altro altrettanto importante cratere (Bar. C, 35 Km) che appare “schiacciato” tra Bar. B e Maurolycus, essendo chiaramente più antico di entrambi. Barocius ha un fondo piatto, con un cratere pure piatto nella sua parte meridionale(Bar. W di 18,9 Km) collegato da una cresta montagnosa al bordo occidentale. C’è un piccolo picco spostato a N, circondato da alcune collinette ed un piccolo, ma evidente recente, craterino appoggiato all’interno del bordo orientale.  
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'''VALLIS SCHROTERI'''
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'''IL NOME'''
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Johann Hieronymus Schroter nasce a Erfurt, in Germania il 30 agosto 1745. Dopo aver studiato legge all’Università di Gottinga, si appassiona all’astronomia grazie alla conoscenza e all’amicizia con due fratelli di William Herschel e proprio la scoperta di Urano da parte di quest’ultimo nel 1781 lo spinge ad approfondire gli studi astronomici. Acquista vari telescopi e con essi si dedica allo studio di Luna e pianeti. Osservando Venere nota che la fase, sotto un profilo puramente geometrico, appare più concava del dovuto. E’ l’effetto Schroter, dovuto alla presenza di atmosfera sul pianeta. Nel 1781 pubblica un trattato di selenografia lunare Selenotopographische Fragmente zur genauern Kenntniss der Mondflache. Durante le guerre napoleoniche, nel 1813, subisce la distruzione dell’osservatorio e delle sue opere da parte delle truppe francesi. Muore il 29 agosto 1816.
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'''LA VALLE'''
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Tutto l’altopiano di Aristarco è ricoperto da una spessa coltre di polvere scura, che riflette poco le onde radar e rende scarsamente visibili crateri e rimae del luogo. L’origine di questa polvere è verosimilmente vulcanica e la struttura lunare che sembra rispondere a queste caratteristiche è un cono di alcuni Km di diametro situato alla sommità di una collina che si prolunga a N in una  valle grossolanamente ellittica, chiamata “Testa di Cobra” che, a sua volta, all’estremità settentrionale, si prolunga nella Vallis Schroteri. E’ questa una profonda spaccatura, la maggiore di tutta la superficie lunare, che si estende per 160 Km, ha fondo piatto ed è larga 10 Km vicino alla Testa di Cobra, mantiene una larghezza di circa 5 Km per gran parte del percorso per assottigliarsi progressivamente verso la fine. La sua profondità varia da 200 a 1000m. Ha un decorso molto tortuoso diretto inizialmente verso N, per poi piegare a O e infine dirigersi di nuovo verso S, fino a “sfociare” nell’Oceano al bordo dell’altopiano. Una sottile e tortuosa fessura è presente sul fondo all’interno della Testa di Cobra.
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'''TOSCANELLI'''
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'''IL NOME'''
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Paolo Dal Pozzo Toscanelli nasce a Firenze il 21 aprile 1397, studia matematica e medicina a Padova. Amico di L.B. Alberti e di F. Brunelleschi, aiuta quest’ultimo nei calcoli per la cupola del duomo di Firenze, S. Maria del Fiore, e costruisce lo gnomone di questa chiesa. Abile cartografo, disegna un planisfero sulla base di un trattato tolemaico, riproducendo, però, anche un errore in esso contenuto, riguardante le dimensioni della Terra, ritenuta alquanto più piccola rispetto al reale. Attraverso questo planisfero vuole dimostrare che la via per raggiungere le Indie è più breve se si naviga verso Ovest, anziché verso Est. Colombo conosce questa teoria e la mette alla base del suo viaggio in Atlantico. Fortunatamente, incontra l’America…
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Toscanelli muore a Pisa il 10 maggio 1482.
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'''IL CRATERE'''
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Piccolo cratere semplice di 7 Km di diametro, posto sul bordo NE dell’altopiano di Aristarchus. Nei pressi del suo versante meridionale si diparte una importante faglia, lunga 70 Km, che porta il suo nome.
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'''PRINZ'''
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'''IL NOME'''
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Wilhelm Prinz è un astronomo tedesco (1857- 1910), noto per studi comparativi delle superfici lunare e terrestre.
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'''IL CRATERE'''
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Cratere di 47 Km, posto a Ovest dell’altopiano di Aristarchus, incompleto, ad anello spezzato, mancando circa un terzo della sua circonferenza nella parte meridionale. Il bordo è basso, circa 1000m nella parte più alta, a N, e si abbassa progressivamente, verso S, “affondando” poco a poco nella pianura lavica, dando l’impressione che il cratere si trovi su un piano inclinato. Non c’è un picco centrale, ma solo una rilevatezza del fondo. Attorno, rimae sinuose e domi.
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'''KRIEGER'''
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'''IL NOME'''
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[[Johann_Nepomuk_Krieger|'''Dalla pagina Storia e Storie di osservazione lunare''']]
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'''IL CRATERE'''
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Cratere di 22 Km di diametro, vagamente poligonale, ha pareti piuttosto basse, “affondato” com’è nell’O. Procellarum. Il bordo appare più ampio verso N, dove presenta una piccola apertura verso l’Oceano. Il fondo è piatto, ripieno di lava, privo di picco. Sul versante S è presente un evidente cratere (Van Biesbroeck, Krieger B).
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Versione delle 21:51, 17 dic 2017

a cura di Alfonso Zaccaria e Paolo Morini


Maurolycus+Barocius*
Longitudine Latitudine
14.0°/16.8° E 41.8°/44.9° S
Diametro 114/82 km.




La zona dei crateri Maurolycus e Barocius è mappata nella mappa numero 113 delle "Lunar Astronautical Charts", scala 1:1.000.000, pubblicate dalla Defense Mapping Agency nel 1973 e disponibili on-line sul sito del Lunar and Planetary Institute.

Download della mappa 39 in jpeg con risoluzione 72dpi
Download della mappa 39 in jpeg con risoluzione 150dpi
Download della mappa 39 in jpeg2000 con risoluzione 300dpi


MAUROLYCUS

IL NOME

Francesco Maurolico nasce a Messina il 16 settembre 1494; sacerdote nel 1521, poi monaco benedettino e infine abate della cattedrale di S. Nicolò a Messina. Spirito proteiforme, si interessa di vari campi del sapere, in particolare di matematica: intuisce il principio di induzione matematica ( un enunciato sui numeri naturali, utilizzato per provare che una proprietà è valida per tutti i numeri interi; l’idea di partenza è l’effetto “domino”, utile nel campo delle dimostrazioni). Osserva la supernova di Cassiopea,fornisce le carte geografiche alla flotta che parte da Messina alla volta di Lepanto. Realizza due delle più belle fontane di Messina. Scrive Quadrati fabrica et eius usus, Cosmographia e molti altri testi di astronomia, nei quali non fa mancare la sua avversione alle teorie copernicane, di matematica, geometria e geografia. Muore a Messina il 22 Luglio 1575.

IL CRATERE

Grande cratere (114 Km di diametro) situato sugli altopiani della parte meridionale della Luna, circa a metà della linea orizzontale che collega Tycho a Janssen. E’ un cratere molto complesso dove, già a prima vista, si osserva la presenza di vari anelli sovrapposti, dovuti a impatti avvenuti in fasi successive, con conseguenti reciproche deformazioni. Il bordo nella parte orientale meglio conservata raggiunge l’altezza di circa 4700m e rivela ampi terrazzamenti, mentre appare più eroso e danneggiato a N e a O. Sul bordo settentrionale c’è un importante cratere (Maur. F di 25 Km) e a S, speculare, Maur. A di 15 Km. Appena all’esterno delle creste orientali si osserva una profonda valle che le circonda per circa metà del bordo orientale stesso. Il fondo è piatto a S, per una verosimile invasione lavica, mentre è più irregolare a N per la presenza di diversi craterini e collinette. Il picco centrale, piccolo, è spostato leggermente a N rispetto al centro del cratere. Vicino al bordo NO è presente una evidente catena di almeno 3 crateri che seguono la curvatura interna del bordo stesso. A S il bordo si sdoppia per la presenza di parte di un ampio e degradato cratere, molto più antico, cui Maurolycus si è sovrapposto. Anche a NO, in corrispondenza di Maur. F, si osserva una struttura montagnosa disposta ad arco con concavità rivolta ad oriente, contenente all’interno una curiosa cresta allungata e appuntita rivolta a SO.

BAROCIUS

IL NOME Francesco Barozzi nasce a Candia, nell’isola di Creta, il 9 agosto 1537, allora possedimento della Repubblica di Venezia. Di famiglia patrizia, studia prima a Padova, poi a Venezia. Si occupa del rinnovamento della geometria euclidea, dando alle stampe la traduzione di un Commentario alle opere di Euclide di Proclo Diadoco (1560), oltre a varie opere di Archimede di Siracusa e Erone di Alessandria. Scrive opere di cosmografia, sempre nell’ambito del sistema tolemaico. Fornisce un contributo importante al recupero di memorie del passato, collezionando manoscritti greci, ma acquista anche fama di mago ed esperto di esoterismo quando pubblica il “Pronostico universale di tutto il mondo” che riprende le teorie di Nostradamus (1566) e gli Oracula leonia nei quali commenta le teorie di Leone V, imperatore di Bisanzio.

IL CRATERE

Di 85 Km di diametro, lo osserviamo in prospettiva piuttosto obliqua a SE di Maurolycus, che va a toccare col suo bordo di NO. I numerosi impatti hanno eroso fortemente i suoi bordi, anche se quello si SE appare meglio conservato, con una serie di scanalature disposte a pettine, degradanti verso l’interno. Sovrapposto al bordo di NE c’è un importante cratere (Bar. B) di circa 36 Km di diametro che si sovrappone al bordo SE di un altro altrettanto importante cratere (Bar. C, 35 Km) che appare “schiacciato” tra Bar. B e Maurolycus, essendo chiaramente più antico di entrambi. Barocius ha un fondo piatto, con un cratere pure piatto nella sua parte meridionale(Bar. W di 18,9 Km) collegato da una cresta montagnosa al bordo occidentale. C’è un piccolo picco spostato a N, circondato da alcune collinette ed un piccolo, ma evidente recente, craterino appoggiato all’interno del bordo orientale.




Disegno della zona dei crateri Aristarchus e Herodotus (Alfonso Zaccaria)



Foto ad alta risoluzione dei crateri Aristarchus e Herodotus eseguita dall'astrofilo Damian Peach





* Il punto rosso sulla faccia della Luna indica la formazione interessata. Per indicare, approssimativamente, in quale periodo del ciclo lunare la formazione è facilmente visibile, la Luna è rappresentata in fase crescente con il terminatore che ha da poco superato la formazione - questo corrisponde a condizioni di illuminazione in luce radente (alba) della formazione stessa.


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