Stella emblema

Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.


Un simbolo per la Repubblica

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Dal sito del Quirinale

L'emblema della Repubblica Italiana è caratterizzato da tre elementi: la stella, la ruota dentata, i rami di ulivo e di quercia.

Il ramo di ulivo simboleggia la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della fratellanza internazionale.

Il ramo di quercia che chiude a destra l'emblema, incarna la forza e la dignità del popolo italiano. Entrambi, poi, sono espressione delle specie più tipiche del nostro patrimonio arboreo.

La ruota dentata d'acciaio, simbolo dell'attività lavorativa, traduce il primo articolo della Carta Costituzionale: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro".

La stella è uno degli oggetti più antichi del nostro patrimonio iconografico ed è sempre stata associata alla personificazione dell'Italia, sul cui capo essa splende raggiante. Così fu rappresentata nell'iconografia del Risorgimento e così comparve, fino al 1890, nel grande stemma del Regno unitario (il famoso stellone); la stella caratterizzò, poi, la prima onorificenza repubblicana della ricostruzione, la Stella della Solidarietà Italiana e ancora oggi indica l'appartenenza alle Forze Armate del nostro Paese. Il 5 maggio 1948 l'Italia repubblicana ha il suo emblema, al termine di un percorso creativo durato ventiquattro mesi, due pubblici concorsi e un totale di 800 bozzetti, presentati da circa 500 cittadini, fra artisti e dilettanti.

La vicenda ha inizio nell'ottobre del 1946, quando il Governo di De Gasperi istituì una apposita Commissione, presieduta da Ivanoe Bonomi, la quale percepì il futuro stemma come il frutto di un impegno corale, il più ampio possibile. Per questo, si decise di bandire un concorso nazionale aperto a tutti, basato su poche tracce: esclusione rigorosa dei simboli di partito, inserimento della stella d'Italia, "ispirazione dal senso della terra e dei comuni". Ai primi cinque classificati sarebbe andato un premio di 10.000 lire (circa mezzo milione di oggi).



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Uno studio sul simbolo "stella" dell'emblema della nostra Repubblica

La copertina qui illustrata è di un libro uscito da poco, edito

da MUDIMA. L'autore, Giovanni Lista, in trent’anni di ricerche, documentali e iconografiche, va alla ricerca dell'origine del simbolo della nostra Repubblica, quella stella che compare anche oggi in vari ambiti e sotto varie forme: sulla prua delle navi come polena, nelle stellette delle divise dell'esercito e della Marina Militare.

L'autore intende la stella come «luogo della memoria» e mito fondativo dell’italianità, e risale indietro fino alla Stella Veneris che guidò Enea verso le coste di Esperia. La stella Venere è originariamente la dea, madre dello stesso Enea. Quando l'eroe fugge da Troia in fiamme, la madre lo rassicura che non lo abbandonerà e lo guiderà verso la terra di origine dei suoi antenati, a occidente: Esperia. Il nome indica la posizione del pianeta Venere, che brilla come un faro a occidente, chiamata Esperos dai greci quando compare dopo il tramonto.

Se ne riscontrano tracce esplicite anche nei fatti storici. Ad esempio nelle celebrazioni di Cesare divinizzato, che facevano scrivere a Plinio il Vecchio: «L’unico luogo al mondo dove una stella sia oggetto di culto è un tempio di Roma». Come si legge sulla voce Stella d'Italia di wikipedia la mitologia della Stella d’Italia risale al VI sec. a. C., quando il poeta siceliota Stesicoro, nel poema Iliupersis (Caduta di Troia), crea la leggenda di Enea che, fuggendo dalla città di Troia presa e incendiata dai Greci, torna in Italia, la terra dei suoi antenati. Il racconto del viaggio in mare di Enea, guidato verso le coste italiane dalla materna stella di Venere, è poi ripreso da Varrone e da Virgilio dando origine ad una doppia tradizione: la tradizione politica del Caesaris Astrum, l’astro di Giulio Cesare che si dichiarava discendente dalla dea Venere, considerata l’antenata e la protettice della Gens Julia, e la tradizione toponomastica e letteraria dell’Italia chiamata Esperia, da Esperos, la stella della sera, secondo il nome che le davano i Greci."

Il significato etico e ideale della Stella d’Italia corrisponde, fino all’epoca risorgimentale, al motto di Leonardo da Vinci: « Non si volta chi a stella è fisso ».

In particolare all’inizio del XVII secolo, con il celebre trattato Iconologia di Cesare Ripa, che ispira gli artisti fino alla personificazione allegorica dell’Italia nel Cenotafio a Dante in Santa Croce. Fondando La Giovane Italia Mazzini cita il celebre grido «Italiam, Italiam!» che Virgilio fa dire ai compagni di Enea quando, guidati in viaggio dalla Stella Veneris, scorgono le coste italiane.

Avea l’Aurora già vermiglia e rancia scolorite le stelle, allor che lunge scoprimmo, e non ben chiari, i monti in prima, poscia i liti d’Italia. - Italia! - Acate gridò primieramente. - Italia! Italia! - da ciascun legno ritornando allegri tutti la salutammo.

Mazzini invita poi il re ad avere «quel coraggio morale che, intraveduta un’alta impresa da compiere, ne fa una stella e la segue». Idea poi ripresa nel 1860 da Cavour, in un discorso al parlamento piemontese in cui evoca «la nostra stella» parlando del compimento dell’Unità d’Italia.

Nel libro si parla anche dei due asteroidi Ausonia ed Esperia scoperti da De Gasperis e Schiaparelli








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