In settembre
2005, poco prima della partenza per la Tunisia per vedere la bellissima
eclisse anulare, per non rischiare di perdere la successiva eclisse totale
per esaurimento dei posti disponibili, decisi prontamente dove recarmi
per osservare l'eclisse totale del 29 marzo.
Le varie soluzioni possibili avevano tutte qualche vantaggio, ma scartai
senza troppa esitazione quelle diverse dall'Egitto: insomma un viaggio
nel paese nelle piramidi mi sembrava decisamente il miglior compromesso
tra le diverse esigenze astronomiche, meteorologiche, turistiche ed economiche.
Inoltre avevo l'opportunità di partecipare ad un viaggio organizzato
dall'UAI e da un'agenzia di cui avevo già sperimentato l'affidabilità,
ed in compagnia di validi astrofili con cui avevo raggiunto un notevole
affiatamento.
Ma oltre ad astrofili che già conoscevo, ho potuto usufruire del
prezioso aiuto di altri viaggiatori: il signor Papini e la sua gentile
consorte, unici in partenza assieme a me sabato 25 dall'aeroporto di Bologna,
coi quali ho potuto compensare il mio eccesso di bagaglio a mano, e la
signorina Arnolfo, bolognese di origine romana, che mi ha aiutato con
molta meticolosità durante l'eclisse (ma anche nei preparativi),
in cambio della mia ospitalità della sua macchina digitale sulla
mia montatura equatoriale motorizzata.
E proprio la necessità di motorizzare adeguatamente la mia montatura
è stata la causa di un ritardo nel volo da Trieste su cui era imbarcato
un mio amico friulano. Essendoci notevoli probabilità di interruzioni
dell'energia elettrica al campo tendato per l'eclisse, gli avevo chiesto
cortesemente se poteva portare una batteria di riserva, come già
aveva fatto per l'eclisse anulare di ottobre. Stavolta però ha
fatto l'errore di inserirla nella valigia da consegnare, con la conseguenza
che il successivo controllo ai raggi X, fatto in sua assenza, l'ha costretto
a scendere dall'aereo per fornire spiegazioni a quello che era stato interpretato
come un allarme bomba!
A parte questo disguido, io invece avevo subìto all'aeroporto di
Bologna un'accurata perquisizione della mia attrezzatura fotografica posta
nei bagagli a mano, poi il ritrovo con gli altri all'aeroporto di Fiumicino
è stato un po' faticoso per la carenza di indicazioni e per le
enormi distanze da percorrere a piedi. Nonostante ciò, le successive
pratiche doganali sono state abbastanza snelle e la partenza del volo
per Il Cairo è stata puntuale.
I previsti giri turistici alla capitale e dintorni si sono svolti regolarmente.
A parte le piramidi, ricordo con piacere l'improvvisata visita "fai
da te" al museo egizio: siccome io ed alcuni altri non volevamo sopportare
la noiosa ed affollata visita curata dalla guida ufficiale egiziana, ci
siamo fatti accompagnare da un nostro simpatico compagno di viaggio, insegnante
in pensione, che aveva accuratamente studiato un libretto sul museo e
ne aveva sottolineato gli aspetti più interessanti. Questo espediente
ha anche consentito a qualcuno di noi, in maniera inosservata, di scattare
fotografie con un telefonino (le vere macchine fotografiche non erano
comunque ammesse).
Ma il lunedì pomeriggio arriva il momento di iniziare il lungo
viaggio di avvicinamento al luogo dell'eclisse, un campo tendato sulle
colline di Saloum, sulla costa all'estremo ovest del paese al confine
con la Libia.
Facciamo tappa alla famosa località di El Alamein: la sera dopo
cena, quando sarebbe in programma un'osservazione notturna del cielo dalla
splendida spiaggia, abbiamo la sgradita sorpresa di un intenso temporale,
molto raro in quella località. La mattina successiva però
il cielo si rasserena quasi completamente, il che ci permette di ammirare
le splendide spiagge e i due sacrari bellici italiano e tedesco.
Al pomeriggio partiamo verso Saloum, facendo tappa a Marsa Matruth, dove
già sui muri sono affissi manifesti sull'eclisse.
A destinazione giungiamo in ritardo rispetto al previsto, anche a causa
dell'intenso afflusso di turisti, circa 20.000.
Purtroppo rimaniamo delusi dalle scarse comodità offerte dal campo
tendato, tanto che alcuni decidono di dormire in pullman. Io ed altri
invece decidiamo di dormire in tenda, a poca distanza dal piazzale a noi
riservato dove sono da piazzare centinaia di strumenti. Dunque, dopo una
veloce cena al sacco di qualità molto discutibile (qualcuno ha
forzatamente digiunato), è opportuno installare almeno le montature
per orientarle verso il polo celeste, con molta fatica però perché
ci sono troppe luci ad altissimo inquinamento luminoso. Nel frattempo
un gruppo di indigeni, con pochissimi spettatori, suona e canta a squarciagola
canzoni dissonanti fino a notte inoltrata, irritando infinitamente quasi
tutti, anche i più accaniti appassionati di cultura egiziana. Io
ed un padovano ci accordiamo per alzarci prima delle 5 del mattino, giusto
in tempo per piazzare gli obiettivi sulle montature e perfezionare il
puntamento del polo. Inoltre con puntualità cronometrica vediamo
il previsto passaggio dello Space Telescope, basso sull'orizzonte, sempre
invisibile dall'Italia.
L'umidità aumenta a dismisura, ci sono 8 gradi, il sorgere del
Sole è fortemente velato da una nebbia via via più densa,
che farà sparire la nostra stella per alcune decine di minuti.
Ma non siamo preoccupati, perché sappiamo che le previsioni del
tempo sono buone. Un po' alla volta tutti si alzano, anche i più
pigri, e di malavoglia mangiamo la pessima e scarsa colazione, integrata
per fortuna da qualcosa che i più previdenti si sono portati dall'Italia
o hanno comprato in Egitto il giorno prima.
Gradualmente la nebbia si dissolve e finalmente verso le 10 il cielo è
completamente sereno, senza veli né foschia. come non era mai stato
i giorni precedenti.
In seguito alle nostre lamentele per la fornitura a singhiozzo dell'energia
elettrica, un addetto al campo ci dice che forse verrà ancora staccata
l'erogazione dell'energia elettrica fornita dai generatori, per cui io
ed altri predisponiamo a portata di mano le batterie per alimentare le
apparecchiature.
Nel frattempo l'astrofilo Carrozzi mostra a tutti il Sole col suo strumento
munito di filtro H alfa: con soddisfazione vediamo non solo qualche piccola
macchia solare, ma anche diverse interessanti protuberanze, che lasciano
ben sperare una bella visione della totalità, smentendo chi temeva
l'assenza di protuberanze.
Poi chi possiede una macchina digitale fa alcune pose di prova sul Sole
per stabilire il tempo di posa più opportuno.
Arrivano due elicotteri a mezzo chilometro da noi: dicono che ci sia il
presidente egiziano Mubarak (infatti ne avremo la conferma ascoltando
il telegiornale alla sera).
Arriva il momento del primo contatto, alle 11.20, facendo a gara a chi
lo vede per primo.
La mia bravissima assistente scatta con la sua macchina digitale una foto
ogni 5 minuti, pochi secondi dopo che l'ho scattata io con la mia macchina
a pellicola montata dietro un catadiottrico MTO 1100 con focale allungata
a 1600 tramite tubi di prolunga.
Tutto procede tranquillamente come previsto, fino a circa 15 minuti prima
della totalità, quando iniziano i preparativi frenetici per il
momento fatidico. Il calore del Sole è apprezzabilmente inferiore
e la luce assume una tonalità violacea.
I più attenti vedono Venere ad occhio nudo.
A partire da 5 minuti prima della totalità verifichiamo senza successo
eventuali ombre volanti.
Poco dopo la luce e la temperatura calano in maniera impressionante, ed
un vento freddo costringe i meno impegnati ad indossare la giacca. Io
dovrei attaccare la montatura alla batteria per scongiurare un eventuale
black-out, ma mi dimentico, senza conseguenze per fortuna. Un minuto prima
della totalità tolgo il filtro dal mio catadiottrico; lo stesso
aveva già fatto la mia assistente per la sua macchina. Si vede
già l'intero disco lunare e la corona interna ad occhio nudo, in
anticipo rispetto ad altre eclissi, segno che il cielo è molto
limpido. Da 30 secondi prima del secondo contatto, verso le 12.38, inizio
una serie di pose a raffica per riprendere i grani di Baily e l'anello
di diamante. Il secondo contatto è salutato da esclamazioni di
entusiasmo, specie di chi osserva un'eclisse totale per la prima volta.
Qualcuno è talmente commosso da avere le lacrime agli occhi, abbracciando
e baciando i vicini astrofili per ringraziarli. Velocemente io verifico
la messa a fuoco del catadiottrico ed inizio una sequenza con vari tempi
di posa, poi voglio osservare un attimo ad occhio nudo e col binocolo.
La corona solare è più piccola rispetto ad altre eclissi,
e c'è anche decisamente più buio, però i pennacchi
della corona sembrano quasi irreali, dipinti col pennello sulla cupola
di un planetario. La cromosfera è più sottile: si è
vista per non più di 15 secondi dopo il secondo contatto, e le
protuberanze, tranne una grande, sono piccole ma frastagliate, tanto che
un inopportuno turista inglese chiede a tutti insistentemente il motivo
della differenza rispetto all'eclisse del 1999: ovviamente lo "mandiamo
a quel paese" e un astrofilo gentile gli risponderà solo a
totalità terminata! Io, oltre ad intravedere col binocolo la luce
cinerea, vedo ad occhio nudo Mercurio, qualcun altro osserva Marte e stelle
più basse e deboli, come Fomalhaut. La mia assistente, dopo aver
prontamente scattato una foto con la sua macchina all'inizio della totalità,
si è concessa una meritata pausa contemplativa ad occhio nudo ed
al binocolo. Purtroppo esagera un po' e, complice il buio che non consente
di guardare l'orologio, inizia un po' in ritardo la sua prevista sequenza
di pose senza riuscire a terminare le esposizioni più lunghe per
evidenziare la corona più esterna e la luce cinerea. Io invece
riesco a fare con un teleobiettivo di 300 mm di focale le previste 6 foto
con filtro polarizzatore ruotandone via via l'orientamento di 60 gradi
alla volta. Invece mi dimentico di far partire un filmato con la mia macchina
digitale. Ormai gradualmente si vede la cromosfera, segno che la totalità
sta per finire, dunque ricomincio le esposizioni a raffica col catadiottrico
con 1/1000 di secondo, poi, terminata la totalità con un aumento
vertiginoso della luce, verifico l'assenza di ombre volanti. Ma sono proprio
volati questi 3 minuti e 57 secondi di totalità! Non ce ne siamo
resi conto e decido di non rimproverare né me stesso né
la mia assistente per qualche adempimento mancato. Pazienza, è
stato importante e piacevole anche godersi l'eclisse ad occhio nudo e
col binocolo, per pochi secondi nel mio caso, per quasi 2 minuti nel suo
(tempi verificati riascoltando la registrazione audio). Pochi minuti dopo,
un astrofilo veneto esclama più volte "è venuta!".
Non si riferiva all'eclisse in generale, ma alla luce cinerea in particolare,
uno dei suoi principali scopi. Scopriremo in seguito che quasi tutti,
anche senza volerlo, con pose più lunghe di 1 secondo hanno fotografato
la luce cinerea, cosa molto peggio riuscita a chi si è recato in
Turchia, ove evidentemente il cielo era meno terso. Durante la fase parziale
finale, molti iniziano lo smontaggio della strumentazione, perché
il nostro organizzatore insiste per ripartire rapidamente per anticipare
il prevedibile ingorgo di 20.000 persone. Infatti riusciamo a rientrare
all'albergo del Cairo a mezzanotte, un'ora e mezza prima del previsto,
nonostante alcune soste prolungate e la cena non proprio veloce ad El
Alamein. Prima di addormentarmi, col mio compagno di stanza ammiriamo
gli sbalorditivi risultati delle fotografie digitali.
Purtroppo chi non fa l'estensione del viaggio deve alzarsi alle 6 per
poi imbarcarsi in tempo per il volo per Roma.
Ovviamente in aeroporto e in aereo fantastichiamo sulle prossime eclissi:
arrivederci dunque in Siberia il primo agosto 2008!
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