"In
un futuro non troppo lontano, la Terra pare aver dimenticato i grandiosi
progetti interplanetari e concede soltanto le briciole alle piccole
colonie marziane.
Il quarto pianeta è ancora pressoché disabitato e i lunghi
anni di disinteresse delle autorità hanno favorito lo sviluppo
di ogni sorta di traffici, dal contrabbando alla speculazione sulle
aree lungo la preistorica rete di canali, uniche irrigue.
Per questo motivo gli affaristi su Marte sono più agguerriti
che mai, il loro massimo esponente è l'abile e tirannico Arnie
Kott il quale, pur sapendo che la Terra, un giorno o l'altro, verrà
a minacciare la sua supremazia, si augura che quel giorno sia ancora
lontano e non ha affatto intenzione di rinunciare a ciò che considera
un suo buon diritto: volgere a proprio uso e consumo le migliori risorse
del pianeta ... " 1
"E'
certamente possibile rinvenire in Noi Marziani un discorso postmoderno,
anche se Dick sembra accontentarsi di proseguire nell'ambito dell'invenzione
fantascientifica per la strada già indicata da Ray Bradbury in
Cronche Marziane; ma in Dick c'è un utilizzo più aperto,
problematico, della forma narrativa che non esita a mescolare paesaggi
e motivi ripresi dalla science-fiction più convenzionale con
una serie di riferimenti alla controcultura degli anni '60 e '70 e con
un impianto volutamente realistico, allorché vengono sviluppati
temi come la crisi della coppia, l'adulterio, la condizione della donna.
[...]
Nel deserto
marziano, minacciato dal futuro di una nuova e più drastica ondata
colonizzatrice, ogni via d'uscita appare quanto mai difficile ..."
2
1) dalla 4 di copertina della prima edizione italiana
(1998) - editore Fanucci
2) dall'introduzione di Carlo Pagetti alla prima edizione italiana
(1998) - editore Fanucci
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