Poesia per le stelle cadenti

Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.

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(Eneide - Virgilio)
 
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'''POESIE... (E MUSICA)... PER UNA NOTTE SPECIALE'''  
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(in collaborazione con [http://astrocultura.uai.it/ Astrocultura UAI]) <br>
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== '''Le stelle cadenti - Paradiso - Canto XV - Dante Alighieri'''  ==
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Nelle notti d' autunno, vagando per la città <br>Guardo il cielo con desiderio, <br>Perchè se cade una stella <br>ed esprimo un desiderio, si avvererà.  
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Nelle notti d' autunno, vagando per la città <br>Guardo il cielo con desiderio, <br>Perchè se cade una stella <br>ed esprimo un voto, si avvererà.  
Ragazzi, i miei desideri son sempre gli stessi: <br>Quando cade una stella, allora, emozionato, <br>Chiedo che tu m'ami, <br>E che da lontano tu pensi a me  
Ragazzi, i miei desideri son sempre gli stessi: <br>Quando cade una stella, allora, emozionato, <br>Chiedo che tu m'ami, <br>E che da lontano tu pensi a me  
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== '''Eneide - Virgilio'''==
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Ha vetro verde, il sole non gli piace,
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merita proprio d’essere riposato.
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Ama il silenzio, il fresco e molta pace
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ed è un tesoro s’è millesimato.
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Col miele in tempi antichi miscelato
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nasce da questa terra ch’è un altare
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valorizza i pochi acri ed è pregiato
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ma qui l’inchino è, per lavorare.
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Del Bel Paese è frutto d’eccellenza,
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attaccamento antico a questa terra
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non è sol’un prodotto di pazienza
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ne generato in una buia serra.
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Se il bouquet si dimostra da favola
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ed il colore e il gusto ti strabilia,
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se abbina il cibo giusto in tavola,
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t’illumina d’immenso, t’ammobilia!
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Dalla cavola in botte lo si mesce,
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rosato, bianco, rosso, dolce o asciutto
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a pasta, a pane, a carne m’anche a pesce
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con bolle, o senza, s’accompagna a tutto.
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Ma attenti. Se sospinti dalla voglia
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abbassate la guardia, in quell’istante
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senza voler si supera la soglia,
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la Veritas vien fuori. Nonostante!
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S’oltre all’annata ha anche un buon sapore,
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se entra nelle Guide, siamo seri,
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è un libro aperto per l’assaggiatore
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e vince i cento grappoli e i bicchieri.
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Non è solo un prodotto artigianale
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cibo, cultura, arte ed anche storia
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si mischiano fra loro e trovi il sale
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del vanto dell’Italia, una sua gloria.
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Io provo per l’astemio gran tristezza,
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è ininfluente quello che ne pensi,
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si priva, inconscio, d’una gran bellezza,
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si perde l’armonia dei cinque sensi.
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In un ambiente religioso e pio
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simbol di nuova ed eterna alleanza
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ce l’ha comunicato il buon Dio
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onde per cui è sacra la sostanza.
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Vive di sole, mare e fantasia,
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creatività, emozione e buon mangiare,
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è uno stile di vita. E’ empatia.
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Duro il lavoro per poterlo fare.
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Sogni, goduria ed arte in un bicchiere
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dolcezza, amore e incontri. Ti è vicino.
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Sa d’amicizia, brindisi, piacere
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noi, terra terra, lo chiamiamo VINO.
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'''Marco Biffani'''
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[http://www.marcobiffani.it il sito]
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''Riceviamo dall'autore e volentieri pubblichiamo, abbinando la poesia a un grappolo d'uva tra le stelle.''
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'''UN GRAPPOLO D'UVA STELLARE'''
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La prima volta che si rivolge al cielo notturno uno sguardo poco più che distratto, in certe stagioni si può notare una specie di nuvoletta che a uno sguardo più attento si rivela come un gruppetto di stelline.
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Quattro, le più luminose, formano un quadrilatero, mentre le altre tre sono disposte lungo una linea curva: nell'insieme fanno ricordare la forma di un piccolissimo carro. La loro visione e il riconoscimento di quella che in passato è stata anche considerata una costellazione a sé stante, Le Pleiadi, provoca spesso un sentimento di stupore.
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Le Pleiadi sono un ammasso di parecchie migliaia di stelle; ad occhio nudo se ne distinguono facilmente sei, e anche sette se il cielo è limpido. In particolari condizioni si arriva a vederne fino a 9. Accurate osservazioni hanno rivelato che ci sono almeno 500 stelle facenti parte dell'ammasso aperto.
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In effetti sono oggetto di osservazione e considerazione da tempi antichissimi. Nelle grotte di Lascaux, in Spagna, un dipinto risalente ad epoca preistorica pare riportare oltre a raffigurazioni di animali tra cui il toro, anche un gruppo di punti disposti in modo da essere interpretati da alcuni studiosi di astronomia antica come questo oggetto del cielo notturno: la costellazione del Toro con nei pressi Le Pleiadi.
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Oltralpe questo gruppetto di stelle viene  denominato '''La Grappe de raisin (Il grappolo d'uva)'''; in effetti le stelline fitte fitte richiamano gli acini.
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[[File:Pleiades.jpg|center]]
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NASA, ESA, AURA/Caltech, Palomar Observatory The science team consists of: D. Soderblom and E. Nelan (STScI), F. Benedict and B. Arthur (U. Texas), and B. Jones (Lick Obs.)
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Versione corrente delle 18:04, 9 ago 2022



POESIE... (E MUSICA)... PER UNA NOTTE SPECIALE

(in collaborazione con Astrocultura UAI)



Nicola Piovani esegue la sua musica dal film La notte di San Lorenzo, dei Fratelli Taviani


Indice

Le stelle cadenti - Paradiso - Canto XV - Dante Alighieri

Quale per li seren tranquilli e puri
discorre ad ora ad or subito foco,
movendo li occhi che stavan sicuri,
e pare stella che tramuti loco,
se non che da la parte ond'e' s'accende
nulla sen perde, ed esso dura poco...

Il ciocco - Canto II - Giovanni Pascoli

...Ed incrociò con la sua via la strada
d'un mondo infranto,
e nella strada ardeva,
come brillante nuvola di fuoco,
la polvere del suo lungo passaggio.
Ma niuno sa donde venisse,
e quanto lontane plaghe già battesse il carro
che senza più l'auriga ora sfavilla
passando rotto per le vie del Sole.
Né sa che cosa carreggiasse intorno
ad uno sconosciuto astro di vita,
allora forse di su lui cantando i viatori
per la via tranquilla;
quando urtò, forviò, si spezzò,
corse in fumo e fiamme per gli eterei borri,
precipitando contro il nostro Sole,
versando il suo tesoro oltresolare:
stelle; che accese in un attimo e spente,
rigano il cielo d'un pensier di luce. ...


10 agosto - Giovanni Pascoli

San Lorenzo, io lo so perché
tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade,
perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de' suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono…

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni,
infinito, immortale, oh!
D'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!


In barca - David Herbert Lawrence

Dici, amore, che non viene scosso il cielo
E immobili son le sue stelle?

Là! hai visto Quella scintilla volare su di noi?
Le stelle In cielo neanche son sicure.
E di me, che sarà, amore, di me?

Cosa sarà, amore, se presto
La tua stella fosse lanciata sopra un'onda?
Sembrerebbero le tenebre un sepolcro?
Svaniresti tu, amore, svaniresti?


La stella cadente - Trilussa

Quanno me godo da la loggia mia
quele sere d'agosto tanto belle
ch'er celo troppo carico de stelle
se pija er lusso de buttalle via,
ad ognuna che casca penso spesso
a le speranze che se porta appresso.
...


Rime - Torquato Tasso

Qual rugiada e qual pianto,
quai lacrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto
e dal candido volto delle stelle?

Cuntava stiddi e peni, peni e stiddi - Contava stelle e pene, pene e stelle di Santo Calì

Quannu jù moru vènicci a Schisò
nta na notti d'austu comu a chista,
ca li schiggi allimati di l'ojetra
a la luna cci perciunu lu cori.

Lu mari agghica di luntanu e sbroma
rèpiti longhi d'amanti ammucciati
sutta linzoli d'àlichi di sita
e mentri l'ascutamu, ahiahi,
lu pedi
s'affunna nta la rina
e non putemu cchiù fujiri
e pir chistu n'abbrazzamu,
ni strincemu, mpazzuti, ni mplicamu,
stanchi ni pircantamu nta la ribba
a 'scutari la storia di lu mari.

E lampari ca scociunu tunnina.

Quannu jù moru venicci a Schisò
nta na notti d'austu comu a chista,
jisa la canna e attizzacci la vita
nta l'occhiu a lu palàmitu firutu
ca sbattulìa supra la ribba giarna
e ribbugghi di sancu la scumazza.

E lampari ca scociunu tunnina.

Quannu jù moru venicci a Schisò
nta na notti d'austu comu a chista
a chianciri lu chiantu di li stiddi
ca tummanu nta l'acqua arrisagghiata
a nova spirlucenza, allaricannusi,
macchia d'oghiu assajata di cardùbbuli.

E lampari ca scociunu tunnina.

Sulu nta la pupidda to gilestri
la Puddara è mimoria di lu celu!
Quannu jù moru venicci a Schisò
nta na notti d'austu comu a chista,
a sparmari la trizza sutta un ramu di calìppisu,
a sentiri la vuci nostra ca mpiducchiata
nta li fogghi tesci fulinia spana di silenziu
ca si sciogghi a riciatu di gricali.

E lampari ca scociunu tunnina.

Quannu jú moru venicci a Schisò
nta na notti d'austu comu a chista
ca ntra lu scàtti di lu manzijornu
a ntunari la brogna nta la vampa
di lu suli mirìu.
Ricogghi tutti li pisci di lu mari
pi cuntaricci tra na risata e n'autra
la storia di ddu pazzu d'amanti,
c'ogni sira a ribba di lu mari di Schisò,
abbrazzatu cu tia, o Jàjita Azzola,
cuntava stiddi e peni, peni e stiddi.

E lampari ca scociunu tunnina!

Quando io muoio, vieni a Schisò
in una notte d'agosto come questa,
quando, gli stridi acuti del gabbiano
traffiggono la luna fino al cuore.

Il mare viene da lontano, esala
gemiti lunghi d'amanti nascosti
sotto lenzuola di alghe di seta
e mentre li ascoltiamo, ahiahi,
il piede
affonda nella rena
e non possiamo più fuggire
e per questo ci abbracciamo,
ci stringiamo impazziti, trasfusi,
stanchi ci incantiamo sulla riva
ad ascoltare la storia del mare.

E lampare che abbagliano tonnina.

Quando io muoio vieni a Schisò
in una notte d'agosto come questa
alza la canna e rinfocola la vita
nell'occhio del palamito ferito
che si dibatte sulla riva gialla
e la schiuma ribolle del suo sangue.

E lampare che abbagliano tonnina.

Quando io muoio vieni a Schisò
in una notte d'agosto come questa
a piangere il pianto delle stelle
che si tuffano nell'acqua rabbrividita
di una nuova rilucenza, spargendosi,
macchia d'olio assalita dalle vespe.

E lampare che abbagliano tonnina.

Solo nella tua pupilla cilestrina
sono le Pleiadi memoria del cielo!
Quando io muoio vieni a Schisò
una notte d'agosto come questa,
a sciogliere la treccia sotto un ramo d'eucaliptus,
ad ascoltare la voce nostra che impigliata
tra le foglie tesse una ragnatela di silenzio
che si dissolve a fiato di grecale.

E lampare che abbagliano tonnina.

Quando io muoio vieni a Schisò
una notte d'agosto come questa,
o quando arde il meriggio
a sentire conchiglie nella vampa
del sole a picco.
Raduna tutti i pesci del mare
per narrare tra una risata e l'altra
la storia di quell'amante folle
che ogni sera sulla riva del mare di Schisò
abbracciato con te, Agata Azzurra,
contava stelle e pene, pene e stelle.

E lampare che abbagliano tonnina!


Étoiles filantes - Stelle cadenti di François Coppé

Nelle notti d' autunno, vagando per la città
Guardo il cielo con desiderio,
Perchè se cade una stella
ed esprimo un voto, si avvererà.

Ragazzi, i miei desideri son sempre gli stessi:
Quando cade una stella, allora, emozionato,
Chiedo che tu m'ami,
E che da lontano tu pensi a me

E' una chimera, ahimè! Ma voglio crederci,
Non ho altro per consolarmi.
Ma ecco l'inverno, la notte diventa nera,
E non vedo più stelle cadere.

Dans les nuits d'automne, errant par la ville,
Je regarde au ciel avec mon désir,
Car si, dans le temps qu'une étoile file,
On forme un souhait, il doit s'accomplir.

Enfant, mes souhaits sont toujours les mêmes :
Quand un astre tombe, alors, plein d'émoi,
Je fais de grands voeux afin que tu m'aimes
Et qu'en ton exil tu penses à moi.

A cette chimère, hélas ! je veux croire,
N'ayant que cela pour me consoler.
Mais voici l'hiver, la nuit devient noire,
Et je ne vois plus d'étoiles filer.


Les étoiles filantes - Stelle cadenti di Victor Hugo

A qui donc le grand ciel sombre
Jette-t-il ses astres d’or?
Pluie éclatante de l’ombre,
Ils tombent… encore! encore!
A chi il gran cielo cupo
getta i suoi astri d'oro?
Pioggia sprizzante dall'ombra,
cadono...ancora! ancora!


Eneide - Virgilio

Namque volans liquidis in nubibus arsit arundo

signavitque viam flammis tenuesque recessit

consumpta in ventos; coelo ceu saepe refixa

transcurrunt crinemque volantia sidera ducunt.

La freccia s’accese volando tra le liquide nubi,

arse e tracciò una scia di fiamma, si consumò

e sparì tra i volubili venti. Così le stelle cadenti

spesso si staccano dal cielo e trascinano

correndo nel cielo una chioma lucente.

Il sacro succo dell'uva, (vanto dell’Italia) di Marco Biffani


Frutto degli antenati e di pazienza

nasce da un sogno, da passione e impresa

di Venere e d’amore n’è l’essenza

richiede attenta cura e lunga attesa


L’ordine dei filari è indicativo

l’attorcigliarsi del vitigno è vita

è un lavoro sacrale, perché vivo,

simbolo di tenacia e forza avita.


Se si coltiva bene, in modo sano

poiché le viti non son sempre mute

senza mai farsi prendere la mano

se n’avvantaggia anche la salute.


L’acino tondo, biondo e colorato

stretto ai compagni, pronto pel banchetto

a fine estate viene vendemmiato

se l’acqua e il sole l’hanno benedetto.


Anche se con i piedi calpestato,

schiacciato, offeso, il succo nasce caldo.

Lo si intuisce. Nobile è il casato.

Dove finisce l’indica l’araldo.


Osservato, protetto e rimboccato

e chi l’ascolta con orecchio fino

fermenta in botte, sempre controllato,

sa il tempo giusto per cambiare tino.


Dolce di prima spilla divien mosto

zucchero si fa allegro, spiritoso

cambia di gradazione e si fa tosto

diviene ambito nettare, gustoso.


Passa poi dall’ettolitro a bottiglia

filtrato, ben protetto e conservato

una bella etichetta fa da figlia

e come un bel bambino va trattato.


Ha vetro verde, il sole non gli piace,

merita proprio d’essere riposato.

Ama il silenzio, il fresco e molta pace

ed è un tesoro s’è millesimato.


Col miele in tempi antichi miscelato

nasce da questa terra ch’è un altare

valorizza i pochi acri ed è pregiato

ma qui l’inchino è, per lavorare.


Del Bel Paese è frutto d’eccellenza,

attaccamento antico a questa terra

non è sol’un prodotto di pazienza

ne generato in una buia serra.


Se il bouquet si dimostra da favola

ed il colore e il gusto ti strabilia,

se abbina il cibo giusto in tavola,

t’illumina d’immenso, t’ammobilia!


Dalla cavola in botte lo si mesce,

rosato, bianco, rosso, dolce o asciutto

a pasta, a pane, a carne m’anche a pesce

con bolle, o senza, s’accompagna a tutto.


Ma attenti. Se sospinti dalla voglia

abbassate la guardia, in quell’istante

senza voler si supera la soglia,

la Veritas vien fuori. Nonostante!


S’oltre all’annata ha anche un buon sapore,

se entra nelle Guide, siamo seri,

è un libro aperto per l’assaggiatore

e vince i cento grappoli e i bicchieri.


Non è solo un prodotto artigianale

cibo, cultura, arte ed anche storia

si mischiano fra loro e trovi il sale

del vanto dell’Italia, una sua gloria.


Io provo per l’astemio gran tristezza,

è ininfluente quello che ne pensi,

si priva, inconscio, d’una gran bellezza,

si perde l’armonia dei cinque sensi.


In un ambiente religioso e pio

simbol di nuova ed eterna alleanza

ce l’ha comunicato il buon Dio

onde per cui è sacra la sostanza.


Vive di sole, mare e fantasia,

creatività, emozione e buon mangiare,

è uno stile di vita. E’ empatia.

Duro il lavoro per poterlo fare.


Sogni, goduria ed arte in un bicchiere

dolcezza, amore e incontri. Ti è vicino.

Sa d’amicizia, brindisi, piacere

noi, terra terra, lo chiamiamo VINO.


Marco Biffani

il sito

Riceviamo dall'autore e volentieri pubblichiamo, abbinando la poesia a un grappolo d'uva tra le stelle.

UN GRAPPOLO D'UVA STELLARE


La prima volta che si rivolge al cielo notturno uno sguardo poco più che distratto, in certe stagioni si può notare una specie di nuvoletta che a uno sguardo più attento si rivela come un gruppetto di stelline.


Quattro, le più luminose, formano un quadrilatero, mentre le altre tre sono disposte lungo una linea curva: nell'insieme fanno ricordare la forma di un piccolissimo carro. La loro visione e il riconoscimento di quella che in passato è stata anche considerata una costellazione a sé stante, Le Pleiadi, provoca spesso un sentimento di stupore.


Le Pleiadi sono un ammasso di parecchie migliaia di stelle; ad occhio nudo se ne distinguono facilmente sei, e anche sette se il cielo è limpido. In particolari condizioni si arriva a vederne fino a 9. Accurate osservazioni hanno rivelato che ci sono almeno 500 stelle facenti parte dell'ammasso aperto.


In effetti sono oggetto di osservazione e considerazione da tempi antichissimi. Nelle grotte di Lascaux, in Spagna, un dipinto risalente ad epoca preistorica pare riportare oltre a raffigurazioni di animali tra cui il toro, anche un gruppo di punti disposti in modo da essere interpretati da alcuni studiosi di astronomia antica come questo oggetto del cielo notturno: la costellazione del Toro con nei pressi Le Pleiadi.

Oltralpe questo gruppetto di stelle viene denominato La Grappe de raisin (Il grappolo d'uva); in effetti le stelline fitte fitte richiamano gli acini.



NASA, ESA, AURA/Caltech, Palomar Observatory The science team consists of: D. Soderblom and E. Nelan (STScI), F. Benedict and B. Arthur (U. Texas), and B. Jones (Lick Obs.)





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