Gli
astrofili possono facilmente verificare che in quest'epoca
dominata dalla tecnologia pochissime persone hanno osservato
attraverso un telescopio: i crateri lunari, i satelliti di
Giove e le macchie solari sono spettacoli sconosciuti alla
maggioranza delle persone.
A onor del vero bisogna ammettere che la visione quotidiana
dell'universo, dalla superficie del nostro pianeta, è
molto particolare e probabilmente unica: lo studio dell'astronomia
e l'uso del telescopio, da semplici appassionati quali siamo,
ci consentono di farci una prima idea di come stanno le cose
al di fuori di quel sottilissimo strato di gas che noi chiamiamo
atmosfera (e rafforzano in noi l'idea che viviamo in un luogo
veramente speciale).
La volontà di condividere con gli altri questa consapevolezza
è in grado di procurare enormi soddisfazioni all'appassionato
di astronomia, e può costituire una motivazione fortissima
per la pratica stessa di questa passione.
Il
voler proporre l'osservazione astronomica in modo semplice
e diretto fa parte sicuramente del sentimento di moltissimi
appassionati e vi sono anche interi gruppi di astrofili nati
sotto questa insegna.
Negli Stati Uniti il "guru" di questo modo di intendere
l'astronomia amatoriale è forse John Dobson, fondatore
della associazione "The Sidewalk Astronomer" di
San Francisco.
Sidewalk Astronomy si traduce letteralmente in "astronomia
sul marciapiede": chi la pratica monta il telescopio
quasi sul cammino delle persone che devono passare in quella
zona di strada o di marciapiede, e cerca di procurar loro
un contatto personale con l'universo.
Nel corso di una intervista a John Dobson venne chiesto:
- Quante persone hanno guardato attraverso il suo telescopio?
- Credo quasi un milione.
- Accidenti, ma ne è sicuro ? Mi scusi, ma mi sembra
quasi incredibile ...
- Si, ha ragione, probabilmente quasi due milioni!
Sicuramente John Dobson ha ospitato molte persone all'oculare
del suo telescopio, ma non sappiamo se e quanto volesse prendere
in giro il suo intervistatore.
È ben vero però che mentre per un astrofilo
singolo è certamente un'impresa collezionare un milione
di ospiti al proprio telescopio, per un gruppo di mille astrofili
sarebbe un obiettivo raggiungibile.
L'idea
di partire per il viaggio
Molto
spesso, anche se ci sentiamo preparati dal punto di vista
tecnico, siamo spaventati dall'idea di metterci in un luogo
pubblico con il telescopio e di dover eventualmente rispondere
a domande di cui potremmo non sapere la risposta.
La cosa migliore è forse quella di iniziare aiutando
un nostro amico astrofilo più esperto e più
abituato al contatto con il pubblico, e questo ci farà
sentire molto meno in difficoltà dal punto di vista
emotivo.
In ogni caso, se ci viene fatta una domanda di cui non conosciamo
la risposta, la cosa migliore è essere espliciti e
dire alle persone che al momento non sappiamo rispondere,
ma che lo faremo volentieri in un altro momento, magari via
e-mail o all'incontro successivo.
Oppure se abbiamo tempo e la domanda può essere soddisfatta
con un semplice dato numerico, possiamo consultare un buon
manuale di astronomia che avremo messo nella borsa assieme
agli altri accessori (avremo scelto naturalmente quello che
sappiamo sfogliare con la maggior disinvoltura).
Circa la natura degli oggetti osservati bisogna cercare di
saper spiegare con parole semplici che cos'è un pianeta,
un mare lunare, un ammasso globulare o una stella doppia.
Le nostre spiegazioni devono essere accurate ma non pedanti.
Dobbiamo preoccuparci di essere sufficientemente documentati
e di non fornire notizie fuorvianti, tuttavia per i non astrofili
non è fondamentale sapere se la Galassia di Andromeda
si trova a 2, 2.4 o 2.7 milioni di anni luce: l'uso principale
dei numeri deve essere quello di far apprezzare l'ordine di
grandezza delle cose, cercando di utilizzare valori numerici
ragionevolmente prossimi al vero.
I
grandi numeri fanno effetto, i milioni e miliardi di km e
di anni lasciano a bocca aperta, ma a volte anziché
ricordare che il diametro equatoriale di Giove è di
142000 km, vale più dire che se Giove fosse una zucca,
e potesse essere svuotato, al suo interno ci potrebbero stare
1500 pianeti grandi come la Terra.
Questo aspetto della divulgazione deve comunque essere tenuto
"leggero", meglio non assumere toni grevi o accademici
o da "esperti".
Evitiamo soprattutto i termini tecnici: a meno che non ci
vengano poste domande specifiche non è assolutamente
necessario parlare di declinazione, ascensione retta, magnitudini,
aberrazioni ottiche, precessione degli equinozi, ecc ..
Quanto costa?
Questa
domanda emerge spesso durante le osservazioni ed è
meglio cercare di non rispondere direttamente.
Se infatti rispondessimo senza preamboli che abbiamo speso
1500 Euro per il telescopio che abbiamo portato o, peggio
ancora, 400 Euro per il nostro ultimo oculare Super-Mega-Wide,
oltre che a fare la figura degli eccentrici potremmo stroncare
sul nascere la carriera di un potenziale astrofilo.
E' molto meglio spiegare che, indipendentemente dal telescopio
che si sta usando in quel momento, lo stanziamento per iniziare
ad interessarsi di astronomia è modesto e che con un
binocolo (che molti hanno già a casa) e un buon libro
si possono trascorrere decine di serate interessanti sotto
le stelle.
In ogni caso un telescopio in grado di farci osservare in
maniera egregia i corpi del sistema solare, le stelle doppie
più note e le nebulose più brillanti può
costare una cifra non esorbitante. Possiamo citare come termini
di paragone una stampante per personal computer, un terminale
per videogiochi, una tavola da snowboard, o una mountain-bike.
A questo punto, se proprio dobbiamo, possiamo dire quanto
abbiamo speso.
L'argomento strumenti è sempre abbastanza delicato
da affrontare con il pubblico generico, spesso gli aspetti
tecnici (nei quali l'astrofilo magari si crogiola) e la percezione
di costi eccessivi vengono visti come un ostacolo insormontabile
per un eventuale avvicinamento a questo hobby.
L'inquinamento
luminoso
È
sacrosanto che oggigiorno un astrofilo conosca il problema
e abbia una informazione di base al riguardo, ed è
altrettanto giusto che si approfitti delle occasioni di divulgazione
per far notare quanto sia stupido illuminare il cielo: ci
nascondiamo la vista delle stelle e buttiamo via una grande
quantità di denaro pubblico.
Anche in questo caso, tuttavia, informiamo e sensibilizziamo
i nostri ospiti senza fare un comizio.
Gli oggetti
da osservare
La
Luna attorno alla fase di Primo Quarto è un oggetto
molto indicato per l'osservazione, come pure i pianeti Giove
e Saturno: sono oggetti adattissimi per l'osservazione da
parte del pubblico, soprattutto per chi non ha mai messo l'occhio
al telescopio..
Alcune stelle doppie particolarmente suggestive o colorate
sono molto indicate, dobbiamo solo ricordare che per certi
oggetti la visione può non essere immediata per cui
è meglio evitarli se abbiamo molte persone presenti
- la Epsilon Lyrae, la famosa doppia-doppia, pur compensando
la concentrazione di chi si applica all'oculare, richiede
sempre un certo tempo per essere osservata.
Se ad una osservazione pubblica abbiamo portato più
strumenti è opportuno che questi puntino oggetti diversi.
Gli
oggetti di profondo cielo, soprattutto se non siamo in un
luogo molto favorevole come oscurità e adattamento
al buio, vanno mostrati con molta parsimonia in quanto sono
più spesso fonte di delusione che di meraviglia, soprattutto
con strumenti di apertura medio-piccola.
Nel periodo fra la primavera e l'autunno è bene informarsi
(esistono molti siti internet al riguardo) circa il passaggio
previsto di satelliti artificiali particolarmente notevoli,
come la stazione spaziale ISS, che possono essere indicati
al pubblico per l'osservazione a occhio nudo, suscitando di
solito un notevole interesse.
Quando
con il nostro telescopio passiamo da un oggetto all'altro
dobbiamo pensare che siamo osservati da non-astrofili: è
bene che alle osservazioni pubbliche gli oggetti vengano inquadrati
al telescopio abbastanza rapidamente.
Questo non è un problema se stiamo utilizzando un telescopio
computerizzato di cui conosciamo tutti i segreti.
Se però dopo aver fatto ronzare i motori per 5 minuti
iniziamo a imprecare contro il software e/o le pile mezze
scariche e/o il tasto F5 che abbiamo scordato di premere,
la gente eventualmente in attesa ci abbandonerà pensando
"Figuriamoci se non ci sono problemi con i computer."
Nel caso invece in cui abbiamo un telescopio di tipo tradizionale,
se iniziamo ad armeggiare con il cercatore e gli oculari e
dopo due o tre minuti non abbiamo ancora inquadrato quanto
promesso, la gente comincerà a pensare: "Accidenti,
usare il telescopio è proprio un macello, penso che
non faccia per me."
o peggio
"Quanto tempo ci vuole? E questo sarebbe un esperto?".
Cosa
vedono le persone?
Una
cosa abbastanza difficile è quella di capire se i nostri
ospiti stanno vedendo al telescopio quello che per noi è
facilissimo vedere, e questo è particolarmente vero
con i bambini.
Se chiediamo semplicemente "Riesci a vedere qualcosa
?" otteniamo spesso un mugugno di assenso anche se il
nostro ospite non sta vedendo niente.
Se
l'oggetto inquadrato è abbastanza spettacolare (ad
esempio Saturno), la risposta troppo tiepida del nostro ospite
(se non ha mai messo l'occhio al telescopio) ci dà
già la sensazione che non sta vedendo assolutamente
niente.
Possiamo cercare di capire con domande più mirate se
il nostro osservatore sta vedendo veramente qualcosa, e cercare
di fargli posizionare correttamente l'occhio rispetto all'oculare.
I bambini di solito credono di dover guardare dentro a una
specie di barattolo vuoto, non sanno che la pupilla deve essere
allineata con la lente centrale. Gliela possiamo mostrare
con la torcia e fargli capire che bisogna guardare al centro
della piccola lente.
Molti tendono ad appiccicare l'occhio all'oculare, e deve
essere nostra cura fare assumere la distanza più corretta.
Parlando poi di oculari, i migliori per le osservazioni pubbliche
sono quelli attraverso cui è facile guardare: ci sono
oculari, specialmente a lunga focale, che danno immagini meravigliose
ma che sono molto sensibili alla posizione dell'occhio: basta
spostarsi lateralmente e l'immagine tende a sparire.
Questi non sono adatti alle osservazioni pubbliche, così
come gli oculari di corta focale con lenti piccole e modeste
estrazioni pupillari..
Se
vogliamo utilizzare i nostri oculari migliori dobbiamo mettere
in conto che la gente può combinare cose strane con
le nostre attrezzature: in particolare i bambini sono bravissimi
nel toccare e lasciare le loro impronte sulle superfici ottiche,
magari cercando di afferrare la Luna con le dita direttamente
dell'oculare oppure osservando mangiando il gelato.
Ci sono astrofili che hanno una piccola dotazione di oculari
(2 o 3) per le osservazioni pubbliche; alcuni oculari abbastanza
economici danno ottime immagini, e sul mercato dell'usato
si trovano a volte pezzi egregi per cifre molto ragionevoli.
Non esageriamo però nel senso opposto, osservare deve
essere piacevole e la qualità dell'immagine va salvaguardata.
La scelta del luogo di osservazione e la sua organizzazione
La
scelta del luogo da cui effettuare le osservazioni sarà
sempre frutto di un compromesso: mediamente i posti migliori
come grado di oscurità saranno i più lontani
o i più scomodi da raggiungere, mentre quelli più
vicini e comodi saranno meno indicati per l'osservazione astronomica,
ma molto più attraenti per il pubblico, soprattutto
casuale.
Molto
dipende anche dalla nostra idea di osservazione pubblica:
la Luna, Giove e Saturno si possono osservare anche dal parcheggio
illuminato di un centro commerciale, se invece fra le altre
cose vogliamo indicare il disegno delle costellazioni nel
cielo ci occorre un luogo poco illuminato.
Alcuni
nostri ospiti possono essere molto giovani o molto anziani,
e non dobbiamo pretendere che assumano posizioni troppo scomode
o troppo precarie per guardare nel telescopio.
In particolare i telescopi sono sempre troppo alti per i bambini,
bisogna cercare di regolare i cavalletti: non importa infatti
se noi saremo scomodi a osservare, in fondo siamo lì
per tutti gli altri.
Se facciamo buon uso del prisma diagonale, ruotandolo lateralmente
per far raggiungere l'oculare alle persone più basse
e ai bambini, riusciremo a rendere confortevole l'osservazione
per la maggioranza delle persone.
Se
vogliamo sistemare scalette, sgabelli o cassette di legno
per agevolare le osservazioni del nostro pubblico, dobbiamo
considerare attentamente il fatto che queste dovranno essere
utilizzate nell'oscurità, e che a volte il loro uso
è adatto solo agli equilibristi (la scaletta pieghevole
a tre scalini senza un supporto per appoggiare le mani è
meglio che resti a casa).
Bisogna sempre avvertire la gente sul fatto di non toccare
il telescopio quando osservano.
Molti impugnano strettamente l'oculare o il tubo di messa
a fuoco per appoggiarsi allo strumento, spostandolo inevitabilmente,
mentre i bambini che non arrivano all'oculare cercano (giustamente)
di afferrarlo per tirarlo verso di loro.
Se qualcuno ha problemi di equilibrio, gli si può suggerire
di appoggiare il pollice di una mano alla tempia e di appoggiarsi
molto leggermente all'oculare con le altre dita, questo stabilizza
la posizione senza portarli a spingere sul telescopio.
Se in ogni caso facciamo salire le persone su un supporto
precario per arrivare all'oculare, non dobbiamo poi meravigliarci
se il cercatore o il tubo ottico vengono usati istintivamente
come un corrimano.
Per
finire, come tutte le attività nel corso delle quali
si incontrano molte persone, a volte questo contatto può
dare qualche piccolo problema, e non dobbiamo essere troppo
ingenui credendo che tutti coloro che si avvicinano a noi
per osservare siano automaticamente i nostri migliori amici.
Un buon consiglio che si può dare è quello di
mostrarsi padroni della situazione: in fondo è la nostra
osservazione pubblica e la stiamo facendo con il nostro telescopio.
Questo risolve automaticamente molti piccoli problemi.
A fronte di queste piccole e solo eventuali seccature, comunque,
le ricompensa è grande.
Alcune persone del pubblico chiesero a un astrofilo chi lo
pagasse per questo lavoro:
- Ma come, non lo sapete? Mi pagate voi con i vostri "wooow"
e "ooohh" !
Le vignette sono di Daniel Postgate e sono tratte dal libro
"Gagliarde galassie" di Kjartan Poskitt, ed. Salani
(2000)
Paolo Morini
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