Vita sulla Luna al telescopio

Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.

Versione delle 13:26, 25 apr 2012, autore: Paolomorini (Discussione | contributi)
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I telescopi, che ci mostrano i curiosi particolari del suolo lunare, non possono risolvere le difficoltà con la loro potente visione e apprenderci se la Luna è davvero di'una sterilità assoluta? No. L'astronomia non possiede ancora apparecchi sufficienti per distinguere sulla Luna oggetti piccoli come gli esserei della Terra. La distanza media dell'astro è di 96000 leghe. Per ridurla al suo miglior valore, vale a dire,per vedere la Luna come la vedremmo a occhio nudo a 96 leghe di distanza, occorre impiegare un cannocchiale che ingrandisca mille volte. Per ridurla ancora della metà, il che permetterebbe d'esplorar la Luna come esploriamo ad occhio nudo gli oggetti a 40 leghe, occorrerebbe un ingrandimento di duemila. Da Lione, a 40 leghe, si vede perfettamente ad occhio nudo il Monte Bianco, perlomeno nelle sue grandi masse; ma è inutile aggiungere che, a quella stessa distanza, oggetti piccoli come un uomo, un albero ed anche una casa, sarebbero del tutto invisibili. Con un telescopio che ingrandisse 2500, si vedrebbero dunque i monti della Luna come da Lione si vede il Monte Bianco. Sarebbe meraviglioso di limpidità per le masse considerevoli, perle grandi accidentalità del suolo; ma lo strumento resterebbe ancora inefficace pèer gli oggetti di deboi dimensioni. Andiamo più avanti, serviamoci d'un ingrandimento di 4000 volte, ela Luna sarà come trasportata a sole 24 leghe dall'osservatore; con uningrandimento di 6000 l'astro non sarà più che a 16 leghe. Vedremo adesso oggetti del volume dei nostri animali? No, certamente: che mai sel a sentirebbe, a tale distanza, di distingujere nemmeno un bue, un elefante? Mi direte, senza dubbio: aumentate ancora l'ingrandimento, e la Luna, ravvicinata quanto occorre, non avrà più segreti per noi. D'accordo: ma vifarò osservare che ho già di molto olptrepassato i limiti dell'amplioficazione d'un uso possibile. L'ingranduimento ha per effwetto inevitabile di disperdere la luce emanata dall'oggetto, su un'esstensione più grande, a detrimento dellalimpidità della visione. Quando si raggiunge un certo limite proporzionato alla vivacità della sorgente luminosa, la luce è talmente rara e attenuata che cessa la visibilità dell'oggetto. Voler ingrandir troppo, dunque, è condannarsi a non più veder chiaro. Ora, per la luna, il limite degl'ingrandimentio possibili arriva ben tosto, causa lo scarso fulgore dell'astro. Nonsi può oltrepassare gran che un'amplificazione di 1000 a 2000,anche uimpiegando i telescopi colossali costruiti da Herschell e da Lord Ross. L'ultimo di questi apparchhi è uin enorma tubo di m. 16,76 di lunghezza a di m. 1,96 di diametro. Pesa 66 quintali. Uno specchio metallico concavo, del peso di 3809 chili occupa il fondo del tubo. Esso serve a raccogliere e concentrare una gran quantità di luce che possa, senza indebolirsi troppo, sopportar la dispersione resa necessaria da un forte ingrandimento e dare un'immagine limpida dell'astro osservato. La pesante macchina e sopportata da muri enormi, vere fortificazioni merlate. Una foresta di travi e di cordami la mette in moto e kla gira verso il punto voluto del cielo. Come apparecchio di visione questo strumento equivale ad un occhio la cui pupilla abbia m. 1.83 d'apertuta, all'occhio di un gigante d'ottocento metri di altezza. Ebbene, con questo telescopio, tutt'al più d si distinguono nitidamente sulla Luna gli oggetti confrontabili alle nostre cattedrali. Impossibile, dunque, finora, convincersi a occhio se la Luna sia davvero unasolitudine mporta, come affermano le più incalzanti analogie. L'avvenire senza dubbio, dando alla sceinza telescopi di maggior potenza, riosolverà presto o ottardi la questione.

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