Variazioni Orbitali della ISS
Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.
Un fattore che va tenuto sicuramente in considerazione è che l’orbita della Stazione Spaziale Internazionale non è costante e fissa nel tempo, in particolar modo nella sua quota rispetto al suolo. Come infatti possiamo vedere da questo grafico reperibile dal sito di Chris Peat, Heavens-Above,
la sua altitudine varia nel tempo, a volte anche di qualche km rispetto alla media di circa 412 km. A volte può sembrare che stia ‘precipitando’, ed a volte si potranno osservare improvvisi aumenti di quota. Perché ed in che modo avvengono questi due fenomeni?
La discesa a quote più basse della ISS, senza voler entrare in precisazioni eccessivamente tecniche della meccanica orbitale, è dovuta ad alcuni fattori che si combinano insieme. Ad esempio, la resistenza dell’atmosfera (atmospheric drag), che seppur molto tenue a quella quota, è sempre presente: dato che la ISS è l’oggetto più grande costruito dall’uomo in un’orbita bassa (le sue dimensioni sono paragonabili a quelle di un campo di calcio) anche lei subisce attivamente questa resistenza. La resistenza atmosferica va inoltre combinata con l’attività solare e con il suo ciclo undecennale. Quando questa è ad i suoi massimi il drag atmosferico viene avvertito a quote molto più alte rispetto ai minimi del ciclo stesso.
Un altro fattore sono le forze gravitazionali stesse, che agiscono in maniera differente per le estremità della Stazione Spaziale: se pensate, un estremo è circa 100 metri più vicino alla Terra che il suo estremo opposto, ed anche questo va a causare perturbazioni della sua orbita. Insieme a questo fattore va inserito quello della concentrazione di massa, che identifica nella ineguale distribuzione delle masse a bordo di un satellite in orbita una ulteriore perturbazione orbitale.
Vi sono anche l’effetto Poynting–Robertson, e l’effetto Yarkovsky di cui qui non parleremo, ma che potrete approfondire ai link allegati.
Tutti questi fattori vanno a contribuire al fenomeno generale del decadimento orbitale di un satellite, e la Stazione Spaziale Internazionale naturalmente non fa eccezione. Quindi, ad intervalli pianificati, questa va riportata alla sua orbita media con un processo chiamato reboost.
I reboost sono stati attuati nel passato sia dagli Shuttle che dagli ATV (Automated Transfer Vehicle). Ora questo compito viene svolto dalle capsule Progress (attive anche in precedenza), che grazie ai loro motori ed accensioni programmate, possono elevare nuovamente la quota della Stazione Spaziale Internazionale.
In conclusione, questi due fenomeni, il decadimento orbitale ed il reboost, possono andare ad intaccare le previsioni temporali dei transiti della Stazione Spaziale.
Controllate quindi di frequente (con una media di circa 1/5 giorni al massimo) gli orari dei passaggi per la vostra località, in quanto possono subire a lungo termine (7 giorni e più dal momento della previsione) variazioni sostanziali, o anche venire direttamente cancellati a causa della modifica dell’orbita della ISS.
A cura di Giuseppe Petricca.
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