Ravenna città binoculare
Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.
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Oltre 300 anni dopo la sua morte, sembra quasi seguendo un fil rouge ravennate che coniuga astronomia e personaggi del clero, si costituì la locale associazione di astrofili, l'ARA (Associazione Ravennate Astrofili). | Oltre 300 anni dopo la sua morte, sembra quasi seguendo un fil rouge ravennate che coniuga astronomia e personaggi del clero, si costituì la locale associazione di astrofili, l'ARA (Associazione Ravennate Astrofili). | ||
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L'ARA divenne pertanto ARAR, Associazione Ravennate Astrofili Rheita. | L'ARA divenne pertanto ARAR, Associazione Ravennate Astrofili Rheita. | ||
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Antonius Maria Schyrrleus de Rheita, cappuccino boemo, astronomo e inventore, visse gli ultimi anni della sua vita nel convento dei cappuccini a Ravenna. | Antonius Maria Schyrrleus de Rheita, cappuccino boemo, astronomo e inventore, visse gli ultimi anni della sua vita nel convento dei cappuccini a Ravenna. | ||
- | Nato in Repubblica Ceca fra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, fece una carriera che oggi definiremmo sostanzialmente politica, senza tuttavia mai dimenticare completamente | + | Nato in Repubblica Ceca fra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, fece una carriera che oggi definiremmo sostanzialmente politica, senza tuttavia mai dimenticare completamente i suoi interessi scientifici, che coltivò nella seconda parte della sua vita durante il soggiorno (forzato) nella città di Ravenna. |
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- | In questa opera Rheita, oltre a riportare la prima mappa del nostro satellite (che la scienza ufficiale non gli riconobbe, preferendo quella di Riccioli e Grimaldi), presenta anche il “telescopio binoculare”, progenitore del nostro binocolo, di cui loda la perfezione e con cui racconta di aver visto ben 50 stelle nel suo campo. | + | In questa opera Rheita, oltre a riportare la prima mappa del nostro satellite (che la scienza ufficiale non gli riconobbe, preferendo quella di Riccioli e Grimaldi), |
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- | Peter Abrahams, esperto di strumenti e binocoli, nota che l’invenzione del binocolo, come molte altre, era all'epoca nell'aria | + | Peter Abrahams, esperto di strumenti e binocoli, nota che l’invenzione del binocolo, come molte altre, era all'epoca nell'aria e la paternità assoluta é di difficile attribuzione. Tuttavia la descrizione che ne fornisce Rheita ne costituisce la prima rivendicazione scritta. |
Rheita morì il 14 novembre del 1660 e del suo corpo non è rimasta traccia, sebbene sulla Luna il suo nome sia attribuito a una valle e ad un cratere. | Rheita morì il 14 novembre del 1660 e del suo corpo non è rimasta traccia, sebbene sulla Luna il suo nome sia attribuito a una valle e ad un cratere. | ||
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Nella zona della costellazione del Sestante, sempre secondo Flammarion | Nella zona della costellazione del Sestante, sempre secondo Flammarion | ||
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''Io esaminai più volte al telescopio questa regione del cielo ma vi confesso di non aver mai saputo trovare nulla che potesse anche lontanamente ricordare le tradizionali sembianza di Cristo.'' | ''Io esaminai più volte al telescopio questa regione del cielo ma vi confesso di non aver mai saputo trovare nulla che potesse anche lontanamente ricordare le tradizionali sembianza di Cristo.'' | ||
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- | + | Per concludere, che sia l'influsso (seppur improbabile) della presenza di Rheita, o (più probabilmente per gli astrofili più vintage) il ricordo delle prime osservazioni con il binocolo Galileo di Don Molesi, fatto sta che le strade dell'astronomia amatoriale ravennate e della divulgazione astronomica sono lastricate, oltre che di buone intenzioni, di binocoli. | |
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+ | Sismologo autodidatta, ha sempre fatto parlare di sé grazie alle sue stravaganti teorie in grado (nelle sue intenzioni) di spiegare l'origine dei terremoti e di poterli prevedere con largo anticipo, in gran parte basate sull'effetto combinato della forza di marea indotta sulla Terra dal Sole, dalla Luna, dai pianeti noti e da altri pianeti trans-nettuniani, la cui presenza era stata dedotta in maniera inversa dalla ciclica dei fenomeni sismici e delle macchie solari. | ||
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+ | Da qui le incursioni nel campo astronomico, e una certa notorietà presso chi seguiva all'epoca l'astronomia. | ||
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+ | [http://www.arar.it/vintage%20astro/morini13/eretici_profeti.htm '''Bendandi'''] possedeva un binocolo di dimensioni molto importanti all'epoca, e alcune immagini lo mostrano intento all'uso dello stesso, in particolare per l'osservazione del Sole. | ||
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+ | All'epoca i pareri sull'attività e le teorie di Bendandi erano molto discordi, e diverse persone non sprovvedute dal punto di vista culturale e scientifico lo sostenevano. Il titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana e richieste di consulenza da parte di [http://www.ingv.it/ufficio-stampa/stampa-e-comunicazione/archivio-rassegna-stampa/rassegna-stampa-2010/aprile/09042010_IlRestoCarlino.pdf Francesco Cossiga e Aldo Moro] contribuirono ad aumentarne il peso. Di sicuro alcune sue affermazioni sulle macchie solari sono ascrivibili all'ambito della pseudo-scienza o dell'anti-scienza. | ||
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Versione corrente delle 17:57, 24 mar 2020
Ravenna |
Una vocazione astronomica?Non si può certo affermare che nel passato la città di Ravenna sia stata al centro di importanti accadimenti astronomici. Fra i personaggi legati all'astronomia e alla città troviamo per primo il canonico Francesco Ingoli. Nato a Ravenna il 21 novembre 1578, il suo nome è infaustamente legato alle polemiche sul sistema copernicano che egli, fautore dell'interpretazione letterale delle Scritture e sostenitore del modello astronomico di Tycho Brahe, condannò in diversi scritti. L'opera di Copernico, il De revolutionibus orbium celestium, condannata nel 1616 dalla congregazione dell'Indice, fu revisionata secondo le proposte contenute nel suo De emendatione sex librorum Nicolai Copernici De revolutionibus. Dimentichiamoci di Ingoli e passiamo invece al grande astronomo Giuseppe Piazzi, che nel dicembre del 1773 si trasferì a Ravenna come prefetto degli studenti e lettore di filosofia e matematica presso il Collegio dei Nobili. Qui rimase fino ai primi mesi del 1779 e, dopo un breve soggiorno a Cremona ed a Roma, nel marzo del 1781 venne chiamato a Palermo come lettore di Matematica presso l'Accademia dei Regi Studi. Piazzi, men che trentenne al suo arrivo a Ravenna, era ben lungi dall'essere il grande astronomo che sarebbe divenuto 25 anni dopo, scopritore di Cerere, il primo asteroide mai osservato. Argomenti da note a pie' di pagina, insomma.
Il padre cappuccino Anton Maria De RheitaMa, collocata storicamente fra i due religiosi, si situa la figura di un altro sacerdote, il frate cappuccino originario della Boemia Antonius Maria Schyrleus de Rheita. Oltre 300 anni dopo la sua morte, sembra quasi seguendo un fil rouge ravennate che coniuga astronomia e personaggi del clero, si costituì la locale associazione di astrofili, l'ARA (Associazione Ravennate Astrofili). Come nacque l'associazione? Come si legge dai diari di Don Guerrino Molesi, sacerdote ravennate appassionato di astronomia: - C’è a Ravenna un religioso, Padre Giovanni Lambertini, dei Frati Francescani conventuali della chiesa di S. Francesco, la chiesa di Dante, molto noto per le sue qualità di matematico-astrofilo-ottico-radioamatore-ecc … ” Fu proprio Padre Lambertini, assediato da un gruppo di ragazzi che volevano diventare Cittadini dello Spazio (era il 1973!), che si trovò a guidare la costituzione della prima associazione astrofila della città. E fu proprio a seguito delle ricerche di Padre Lambertini che si venne a sapere dell’esistenza di un padre cappuccino, morto a Ravenna nel ‘600, che aveva legato il suo nome all'astronomia e per più di una ragione. L'ARA divenne pertanto ARAR, Associazione Ravennate Astrofili Rheita. L'inventore del binocolo?Antonius Maria Schyrrleus de Rheita, cappuccino boemo, astronomo e inventore, visse gli ultimi anni della sua vita nel convento dei cappuccini a Ravenna. Nato in Repubblica Ceca fra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, fece una carriera che oggi definiremmo sostanzialmente politica, senza tuttavia mai dimenticare completamente i suoi interessi scientifici, che coltivò nella seconda parte della sua vita durante il soggiorno (forzato) nella città di Ravenna.
In questa opera Rheita, oltre a riportare la prima mappa del nostro satellite (che la scienza ufficiale non gli riconobbe, preferendo quella di Riccioli e Grimaldi),
vengono introdotti per la prima volta i termini “oculare” ed “obiettivo” e si annuncia la scoperta di un telescopio per uso terrestre (cioé ad immagine raddrizzata). Peter Abrahams, esperto di strumenti e binocoli, nota che l’invenzione del binocolo, come molte altre, era all'epoca nell'aria e la paternità assoluta é di difficile attribuzione. Tuttavia la descrizione che ne fornisce Rheita ne costituisce la prima rivendicazione scritta. Rheita morì il 14 novembre del 1660 e del suo corpo non è rimasta traccia, sebbene sulla Luna il suo nome sia attribuito a una valle e ad un cratere.
Cosa resta di Rheita?Il nome di Rheita, resuscitato dall’oblio in cui era caduto a completare il nome della locale associazione di astrofili, ha trovato posto anche nella toponomastica della città, essendogli stata dedicata una piazza nella prima periferia. In questa piazza ogni anno, il 27 febbraio, l’ARAR organizza una osservazione pubblica dedicata alla memoria di Padre Lambertini, scomparso nel 1997, e che nella sua lunga vita ha allevato più di una generazione di astrofili.
Una voce critica contro Rheita: Camille FlammarionCamille Flammarion, noto divulgatore della scienza di Urania a cavallo fra '800 e '900, nel suo Le stelle e le curiosità del cielo (ed. italiana del 1904) fa notare che l'astronomo francese Lemonnier osservò ripetutamente il pianeta Urano, ma la mancanza di ordine e organizzazione delle sue osservazioni gli impedì di realizzare la scoperta e di toglierla ad Herschel. Ma come Flammarion depreca la poca intuizione e fantasia di Lemonnier, altrettanto si lamenta di altri astronomi che passano i giusti limiti e si attribuiscono improbabili scoperte. ... il padre cappuccino Antonio di Rheita credette di aver visto Giove circondato da cinque satelliti, e di avere quindi completata la scoperta di Galileo, mentre in realtà non trattavasi che di una delle stelluccie situate presso Gamma dell'Acquario, dinanzi alle quali passava, quella sera,il grande pianeta. Egli fece omaggio della sua scoperta a papa Urbano VIII, a colui che aveva condannato Galileo e, per immortalarne la memoria, ribattezzò gli Astri Medicei con il nome di Astri Urbanottaviani. Ma il di lui pseudo-satellite non visse lungamente, mentre quelli di Galileo girano ancora. Nella zona della costellazione del Sestante, sempre secondo Flammarion nell'anno di grazia 1643 il cappuccino Antonio de Rheita s'è immaginato di vedere (e sì che si era costruito un telescopio!) una tale combinazione di stelle da riprodurre esattamente il volto di Gesù sul velo della Santa Veronica. Io esaminai più volte al telescopio questa regione del cielo ma vi confesso di non aver mai saputo trovare nulla che potesse anche lontanamente ricordare le tradizionali sembianza di Cristo.
Arriva il Planetario!A 12 anni dalla nascita ufficiale dell'ARAR, viene inaugurato nel giugno del 1985 il Planetario Comunale di Ravenna, nato per volontà delle amministrazioni dell'epoca (il progetto, dalla decisione, all'acquisto del proiettore, alla costruzione della sede, richiese alcuni anni). E al Planetario trovano casa gli astrofili, che fino ad allora erano stati ospitati da varie strutture dedicate al tempo libero.
Il binocolo: uno strumento utilissimo nella divulgazioneSe quindi il nome della città di Ravenna non è legato in modo netto ad importanti eventi astronomici, ci piace immaginare che la presenza di Rheita abbia inseminato astronomicamente la città, che probabilmente ha rappresentato lo scenario in cui uno dei primi binocoli fu concepito e sperimentato nell'osservazione astronomica. Ravenna non solo ex capitale dell'Impero Romano d'Occidente e città in cui riposano le spoglie di Dante Alighieri, ma anche città che potrebbe vantare il titolo di Città Binoculare d’Italia. All'atto della costituzione dell'ARAR, nel 1973, non era da tutti possedere strumenti di osservazione astronomica. Durante le uscite collettive (gli Star Party non c'erano ancora ...) uno degli strumenti di osservazione più ambiti era un binocolo Galileo con torrette a tre oculari, che forniva immagini di qualità telescopica a 12x, 20x e 40x. In occasione del 30° anniversario della fondazione dell'ARAR, nel 2003, il binocolo di Don Molesi (1915-1994), custodito presso la Biblioteca dell'Arcivescovado, fu esposto al Planetario. Nella foto, da sinistra, Fausto Focaccia e Paolo Morini, e un binocolo Vixen 20x100, esempio di moderno super-binocolo.
Un binocolo appartenuto ad un osservatore sui generisPur se non appartenente al contesto cittadino, abitava non lontano da Ravenna, a Faenza, Raffaele Bendandi (1893-1979). Sismologo autodidatta, ha sempre fatto parlare di sé grazie alle sue stravaganti teorie in grado (nelle sue intenzioni) di spiegare l'origine dei terremoti e di poterli prevedere con largo anticipo, in gran parte basate sull'effetto combinato della forza di marea indotta sulla Terra dal Sole, dalla Luna, dai pianeti noti e da altri pianeti trans-nettuniani, la cui presenza era stata dedotta in maniera inversa dalla ciclica dei fenomeni sismici e delle macchie solari. Da qui le incursioni nel campo astronomico, e una certa notorietà presso chi seguiva all'epoca l'astronomia. Bendandi possedeva un binocolo di dimensioni molto importanti all'epoca, e alcune immagini lo mostrano intento all'uso dello stesso, in particolare per l'osservazione del Sole.
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