Passi sulla Luna: Copernicus
Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.
(Creata pagina con '{| width="100%" cellpadding="15" cellspacing="5" |- | bgcolor="silver" | a cura di Alfonso Zaccaria e Paolo Morini <br> {| align="center" border="1" style="font-size: 13px; …') |
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- | | La zona del cratere | + | | La zona del cratere Copernicus è mappata nella mappa numero 58 delle "Lunar Astronautical Charts", scala 1:1.000.000, pubblicate dalla Defense Mapping Agency nel 1973 e disponibili on-line sul sito del [[Image:Logo Lunar and Planetary Institute.jpg|80px]] [http://www.lpi.usra.edu/ '''Lunar and Planetary Institute''']. |
- | [http://www.lpi.usra.edu/resources/mapcatalog/LAC/ | + | [http://www.lpi.usra.edu/resources/mapcatalog/LAC/lac58/72dpi.jpg Download della mappa 98 in jpeg con risoluzione 72dpi] <br> [http://www.lpi.usra.edu/resources/mapcatalog/LAC/lac58/150dpi.jpg Download della mappa 98 in jpeg con risoluzione 150dpi] <br> [http://www.lpi.usra.edu/resources/mapcatalog/LAC/lac58/300dpi.jp2 Download della mappa 98 in jpeg2000 con risoluzione 300dpi] <br> |
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- | ''' | + | '''COPERNICUS''' |
'''Il nome''' | '''Il nome''' | ||
- | + | Nikolaj Kopernik nasce a Torun, in Polonia il 19 febbraio 1473. Entra all’Università di Cracovia nel 1491 e 4 anni dopo viene in Italia, a Bologna per studiare diritto. L’incontro con Domenico M. Novara, celebre astronomo dell’epoca, segna una tappa importante nella formazione di C. Nel 1497 viene nominato canonico di Ermia,in Polonia, dove lo zio materno, che lo aveva adottato da piccolo dopo la morte dei genitori, è stato nominato vescovo. Nello stesso anno torna in Italia, a Roma poi, dopo un breve soggiorno a Friburgo, nel 1501, è a Padova e a Ferrara, dove segue alcuni fra i più importanti astronomi del tempo (Fracastoro, Guarico, Bianchini). | |
- | + | Nel 1503 si laurea in diritto canonico ed inizia a raccogliere elementi per l’enunciazione delle sue teorie. Qualche anno dopo, in Polonia, diviene membro del Capitolo di Warma e si interessa di riforma del sistema monetario e di economia politica. Nel castello di Olsztin inizia a scrivere il De rivolutionibus orbium coelestium. Lo studio lo impegna per anni e diventa opera completa solo nel 1538. Anche solo sotto forma di bozza, le teorie eliocentriche di C. si diffondono rapidamente per tutt’ Europa, tra gli studiosi dell’epoca. Tuttavia C. è restìo a pubblicare l’opera, timoroso di eventuali, non improbabili, reazioni del mondo ecclesiastico. Su insistenza del grande matematico Retico, che ne ha seguito per anni il lavoro, finalmente C. acconsente alla pubblicazione, che avviene a Norimberga lo stesso anno della sua morte. | |
+ | C. muore il 24 maggio 1543 a Frombork, un paese polacco sul Mar Baltico. I suoi resti, che si credevano perduti, sono stati recentemente individuati grazie a tecniche del DNA ricombinante e solennemente sepolti nella cattedrale di Frombork. | ||
- | + | L’asse portante della teoria copernicana è il posizionamento del Sole al centro delle orbite dei pianeti, inclusa la Terra. La teoria, esposta nel De rivolutionibus, viene riassunta dallo stesso C. in una versione ridotta, il De hypothesibus motuum coelestium commentoriolus. I sei punti fondamentali vengono così esposti: | |
- | + | 1) Non vi è un unico punto centro delle orbite celesti e delle sfere celesti. | |
- | + | 2) Il centro della Terra non è il centro dell’Universo, ma solo il centro della Terra stessa. | |
+ | 3) La distanza Terra-Sole è infinitamente piccola, se paragonata alla distanza dalle stelle. | ||
+ | 4) Il movimento del Sole è apparente ed è l’effetto della rotazione della Terra sul suo asse. | ||
+ | 5) La Terra con la Luna, e gli altri pianeti, ruotano attorno al Sole. | ||
+ | 6) i movimenti della Terra spiegano le stagioni. | ||
- | + | La teoria non è priva di errori, in particolare il fatto che le orbite planetarie per C. sono circolari, l’Universo è sferico e finito, il Sole è immobile e divino. In questo C. riprende citazioni classiche, in particolare da Aristarco di Samo e Aristotele. Il lavoro di C. rappresenta la base di lavori successivi di molti studiosi, in particolare Retico, Galileo ( che conferma la teoria eliocentrica con le osservazioni al cannocchiale (le fasi di Venere) e Keplero. C. non assume mai atteggiamenti rivoluzionari, l contrario accetta di pubblicare, dopo molte esitazioni, i suoi studi come semplici ipotesi. La sua teoria è più semplice ed elegante rispetto a quella tolemaica, può fare a meno dell’equante per spiegare alcuni fenomeni e viene molto apprezzata dagli studiosi del tempo. Tuttavia, a causa degli errori sopradescritti, in particolare la circolarità delle orbite, anche questo sistema si rivela impreciso. Sarà il lavoro di Keplero a dare la svolta decisiva alla meccanica celeste ed una spallata definitiva al sistema tolemaico. | |
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- | + | '''IL CRATERE''' | |
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+ | Il cratere si trova a NO del centro lunare, nella zona centrale dell’Oceanus Procellarum, a N del Mare Insularum e a S della catena dei Montes Carpatus, che delimita inferiormente il Mare Imbrium. | ||
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+ | Il nome gli è stato attribuito dal gesuita Giovanni Riccioli, autore della nomenclatura dei crateri lunari tuttora in gran parte in uso. Riccioli, fiero avversario delle teorie eliocentriche, affermò di “avere scagliato Copernico nell’oceano delle tempeste”. (Per questo argomento cfr. F.Castaldi, Passi sulla Luna , Agosto 2011). | ||
+ | Spettacolare cratere da impatto di giovane età (800 milioni di anni), con poche tracce di erosione, terrazzamenti interni, crateri secondari, ejecta, un picco centrale. E’ largo 90 Km e le sue pareti, notevolmente terrazzate per scivolamento interno del bordo, si alzano per 3,7Km sul piano circostante. Il perimetro esterno è vagamente esagonale e nel suo versante orientale presenta una formazione sporgente verso l’interno che costituisce un punto di riferimento per l’osservazione. Il fondo è piatto, cosparso, a S, da numerose e fitte colline. | ||
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+ | Il picco centrale è costituito da 3 formazioni diverse di 1,2 Km di altezza, quindi il fondo del cratere è più alto di circa 800m rispetto al piano esterno. Gli ejecta, ben visibili in Luna piena, formano una ampia raggiera che arriva a 800 Km di distanza e si sovrappone a quelle di Keplero ed Aristarco. Tale raggiera è meno luminosa di quella di Tycho e, al contrario di quest’ultima, i raggi sono spesso incurvati e confusi. Vi sono molti crateri secondari, molti dei quali costituiscono catene sinuose. | ||
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- | |[[Image: | + | |[[Image:PSL_Copernicus_Lazzarotti.jpg|center|400px|link=http://www.lazzarotti-hires.com/wp/wp-content/uploads/2010/02/carpatus-copernicus-stadius20090814_lazz.jpg]] |
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- | |<div style="text-align: center;">Foto ad alta risoluzione del cratere | + | |<div style="text-align: center;">Foto ad alta risoluzione del cratere Copernicus eseguita da [[Image:Logo Paolo Lazzarotti.jpg|120px]] [http://www.lazzarotti-hires.com/ '''Paolo Lazzarotti''']. La foto a piena risoluzione puà essere visionata direttamente [http://www.lazzarotti-hires.com/wp/wp-content/uploads/2010/02/carpatus-copernicus-stadius20090814_lazz.jpg '''dal sito dell'autore'''].</div> |
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|<div style="text-align: center;">Il cratere Petavius sovrapposto all'Italia (nella stessa scala) per visualizzarne le dimensioni</div> | |<div style="text-align: center;">Il cratere Petavius sovrapposto all'Italia (nella stessa scala) per visualizzarne le dimensioni</div> |
Versione delle 09:31, 29 gen 2012
a cura di Alfonso Zaccaria e Paolo Morini
COPERNICUS Il nome Nikolaj Kopernik nasce a Torun, in Polonia il 19 febbraio 1473. Entra all’Università di Cracovia nel 1491 e 4 anni dopo viene in Italia, a Bologna per studiare diritto. L’incontro con Domenico M. Novara, celebre astronomo dell’epoca, segna una tappa importante nella formazione di C. Nel 1497 viene nominato canonico di Ermia,in Polonia, dove lo zio materno, che lo aveva adottato da piccolo dopo la morte dei genitori, è stato nominato vescovo. Nello stesso anno torna in Italia, a Roma poi, dopo un breve soggiorno a Friburgo, nel 1501, è a Padova e a Ferrara, dove segue alcuni fra i più importanti astronomi del tempo (Fracastoro, Guarico, Bianchini). Nel 1503 si laurea in diritto canonico ed inizia a raccogliere elementi per l’enunciazione delle sue teorie. Qualche anno dopo, in Polonia, diviene membro del Capitolo di Warma e si interessa di riforma del sistema monetario e di economia politica. Nel castello di Olsztin inizia a scrivere il De rivolutionibus orbium coelestium. Lo studio lo impegna per anni e diventa opera completa solo nel 1538. Anche solo sotto forma di bozza, le teorie eliocentriche di C. si diffondono rapidamente per tutt’ Europa, tra gli studiosi dell’epoca. Tuttavia C. è restìo a pubblicare l’opera, timoroso di eventuali, non improbabili, reazioni del mondo ecclesiastico. Su insistenza del grande matematico Retico, che ne ha seguito per anni il lavoro, finalmente C. acconsente alla pubblicazione, che avviene a Norimberga lo stesso anno della sua morte. C. muore il 24 maggio 1543 a Frombork, un paese polacco sul Mar Baltico. I suoi resti, che si credevano perduti, sono stati recentemente individuati grazie a tecniche del DNA ricombinante e solennemente sepolti nella cattedrale di Frombork. L’asse portante della teoria copernicana è il posizionamento del Sole al centro delle orbite dei pianeti, inclusa la Terra. La teoria, esposta nel De rivolutionibus, viene riassunta dallo stesso C. in una versione ridotta, il De hypothesibus motuum coelestium commentoriolus. I sei punti fondamentali vengono così esposti: 1) Non vi è un unico punto centro delle orbite celesti e delle sfere celesti. 2) Il centro della Terra non è il centro dell’Universo, ma solo il centro della Terra stessa. 3) La distanza Terra-Sole è infinitamente piccola, se paragonata alla distanza dalle stelle. 4) Il movimento del Sole è apparente ed è l’effetto della rotazione della Terra sul suo asse. 5) La Terra con la Luna, e gli altri pianeti, ruotano attorno al Sole. 6) i movimenti della Terra spiegano le stagioni. La teoria non è priva di errori, in particolare il fatto che le orbite planetarie per C. sono circolari, l’Universo è sferico e finito, il Sole è immobile e divino. In questo C. riprende citazioni classiche, in particolare da Aristarco di Samo e Aristotele. Il lavoro di C. rappresenta la base di lavori successivi di molti studiosi, in particolare Retico, Galileo ( che conferma la teoria eliocentrica con le osservazioni al cannocchiale (le fasi di Venere) e Keplero. C. non assume mai atteggiamenti rivoluzionari, l contrario accetta di pubblicare, dopo molte esitazioni, i suoi studi come semplici ipotesi. La sua teoria è più semplice ed elegante rispetto a quella tolemaica, può fare a meno dell’equante per spiegare alcuni fenomeni e viene molto apprezzata dagli studiosi del tempo. Tuttavia, a causa degli errori sopradescritti, in particolare la circolarità delle orbite, anche questo sistema si rivela impreciso. Sarà il lavoro di Keplero a dare la svolta decisiva alla meccanica celeste ed una spallata definitiva al sistema tolemaico.
Il nome gli è stato attribuito dal gesuita Giovanni Riccioli, autore della nomenclatura dei crateri lunari tuttora in gran parte in uso. Riccioli, fiero avversario delle teorie eliocentriche, affermò di “avere scagliato Copernico nell’oceano delle tempeste”. (Per questo argomento cfr. F.Castaldi, Passi sulla Luna , Agosto 2011). Spettacolare cratere da impatto di giovane età (800 milioni di anni), con poche tracce di erosione, terrazzamenti interni, crateri secondari, ejecta, un picco centrale. E’ largo 90 Km e le sue pareti, notevolmente terrazzate per scivolamento interno del bordo, si alzano per 3,7Km sul piano circostante. Il perimetro esterno è vagamente esagonale e nel suo versante orientale presenta una formazione sporgente verso l’interno che costituisce un punto di riferimento per l’osservazione. Il fondo è piatto, cosparso, a S, da numerose e fitte colline. Il picco centrale è costituito da 3 formazioni diverse di 1,2 Km di altezza, quindi il fondo del cratere è più alto di circa 800m rispetto al piano esterno. Gli ejecta, ben visibili in Luna piena, formano una ampia raggiera che arriva a 800 Km di distanza e si sovrappone a quelle di Keplero ed Aristarco. Tale raggiera è meno luminosa di quella di Tycho e, al contrario di quest’ultima, i raggi sono spesso incurvati e confusi. Vi sono molti crateri secondari, molti dei quali costituiscono catene sinuose.
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