Stella emblema
Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.
(→Uno studio sul simbolo "stella" dell'emblema della nostra Repubblica) |
(→Uno studio sul simbolo "stella" dell'emblema della nostra Repubblica) |
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- | L'autore, in trent’anni di ricerche, documentali e iconografiche, va alla ricerca dell'origine del simbolo della nostra Repubblica, quella stella che compare anche oggi in vari ambiti e sotto varie forme: sulla prua delle navi come polena, nelle stellette delle divise dell' | + | L'autore, in trent’anni di ricerche, documentali e iconografiche, va alla ricerca dell'origine del simbolo della nostra Repubblica, quella stella che compare anche oggi in vari ambiti e sotto varie forme: sulla prua delle navi della Marina Militare |
- | + | come polena, nelle stellette delle divise dell'Esercito. | |
- | L'autore intende la stella come «luogo della memoria» e mito fondativo dell’italianità, e risale | + | L'autore intende la stella come «luogo della memoria» e mito fondativo dell’italianità, e risale indietro nei secoli fino alla Stella Veneris che guidò Enea verso le coste di Esperia. La stella Venere è originariamente la dea, madre dello stesso Enea. Quando l'eroe fugge da Troia in fiamme, la madre lo rassicura che non lo abbandonerà e lo guiderà verso la terra di origine dei suoi antenati, a occidente: Esperia. Il nome indica la posizione del pianeta Venere, che brilla come un faro a occidente, chiamata Esperos dai greci quando compare dopo il tramonto. |
- | indietro fino alla Stella Veneris che guidò Enea verso le coste di Esperia. La stella Venere è | + | |
- | originariamente la dea, madre dello stesso Enea. Quando l'eroe fugge da Troia in fiamme, la madre lo rassicura che non lo abbandonerà e lo guiderà verso la terra di origine dei suoi antenati, a occidente: Esperia. Il nome indica la posizione del pianeta Venere, che brilla come un faro a occidente, chiamata Esperos dai greci quando compare dopo il tramonto. | + | |
Se ne riscontrano tracce esplicite anche nei fatti storici. Ad esempio nelle celebrazioni di Cesare divinizzato, che facevano scrivere a Plinio il Vecchio: «L’unico luogo al mondo dove una stella sia oggetto di culto è un tempio di Roma». | Se ne riscontrano tracce esplicite anche nei fatti storici. Ad esempio nelle celebrazioni di Cesare divinizzato, che facevano scrivere a Plinio il Vecchio: «L’unico luogo al mondo dove una stella sia oggetto di culto è un tempio di Roma». | ||
- | Come si legge sulla voce Stella d'Italia di | + | Come si legge sulla voce Stella d'Italia di Wikipedia la mitologia di questo oggetto risale al VI sec. a. C., quando il poeta siceliota Stesicoro, nel poema Iliupersis (Caduta di Troia), crea la leggenda di Enea che, fuggendo dalla città di Troia presa e incendiata dai Greci, torna in Italia, la terra dei suoi antenati. Il racconto del viaggio in mare di Enea, guidato verso le coste italiane dalla materna stella di Venere, è poi ripreso da Varrone e da Virgilio dando origine ad una doppia tradizione: la tradizione politica del Caesaris Astrum, l’astro di Giulio Cesare che si dichiarava discendente dalla dea Venere, considerata l’antenata e la protettice della Gens Julia, e la tradizione toponomastica e letteraria dell’Italia chiamata Esperia, da Esperos, la stella della sera, secondo il nome che le davano i Greci." |
Il significato etico e ideale della Stella d’Italia corrisponde, fino all’epoca risorgimentale, al motto di Leonardo da Vinci: « Non si volta chi a stella è fisso ». | Il significato etico e ideale della Stella d’Italia corrisponde, fino all’epoca risorgimentale, al motto di Leonardo da Vinci: « Non si volta chi a stella è fisso ». | ||
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La rappresentazione dell’Italia turrita è proposta invece con l’imperatore Traiano, che la fa scolpire sull’Arco che porta il suo nome, eretto a Benevento nel 114 d. C. Successivamente, dal 130 d. C. in poi, sotto gli imperatori Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Commodo, Settimio Severo e Caracalla, le monete romane riproducono la rappresentazione allegorica dell’Italia, una donna togata e turrita che sostiene talvolta una cornucopia. La corona turrita è il simbolo della Civitas romana. | La rappresentazione dell’Italia turrita è proposta invece con l’imperatore Traiano, che la fa scolpire sull’Arco che porta il suo nome, eretto a Benevento nel 114 d. C. Successivamente, dal 130 d. C. in poi, sotto gli imperatori Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Commodo, Settimio Severo e Caracalla, le monete romane riproducono la rappresentazione allegorica dell’Italia, una donna togata e turrita che sostiene talvolta una cornucopia. La corona turrita è il simbolo della Civitas romana. | ||
- | All’inizio del XVII secolo, il celebre trattato Iconologia di Cesare Ripa, | + | All’inizio del XVII secolo, il celebre trattato Iconologia di Cesare Ripa, ispira gli artisti fino alla personificazione allegorica dell’Italia nel Cenotafio a Dante in Santa Croce. |
- | [[File:italia_turrita_stellata.JPG | + | [[File:italia_turrita_stellata.JPG|left]] |
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Mazzini invita poi il re ad avere «quel coraggio morale che, intraveduta un’alta impresa da compiere, ne fa una stella e la segue». Idea poi ripresa nel 1860 da Cavour, in un discorso al parlamento piemontese in cui evoca «la nostra stella» parlando del compimento dell’Unità d’Italia. | Mazzini invita poi il re ad avere «quel coraggio morale che, intraveduta un’alta impresa da compiere, ne fa una stella e la segue». Idea poi ripresa nel 1860 da Cavour, in un discorso al parlamento piemontese in cui evoca «la nostra stella» parlando del compimento dell’Unità d’Italia. | ||
- | Nel libro si parla anche dei due asteroidi Ausonia ed Esperia scoperti da De Gasperis e Schiaparelli | + | Nel libro si parla anche di Astronomia e in particolare dei due asteroidi Ausonia ed Esperia scoperti da De Gasperis e Schiaparelli. Per immagini, ulteriori notizie e osservazioni degli asteroidi vai alle pagine dedicate |
Versione delle 08:19, 6 giu 2011
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