Schiaparelli 1861
Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.
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== Giovanni Virginio Schiaparelli, astronomo e Senatore del regno d'Italia per meriti scientifici == | == Giovanni Virginio Schiaparelli, astronomo e Senatore del regno d'Italia per meriti scientifici == | ||
- | + | Nasce a Savigliano, il 14 marzo 1835, e qui trascorre i primi anni di vita. Due episodi della sua infanzia indirizzano il suo interesse verso gli studi e in particolare verso l'astronomia. | |
- | "Un rarissimo evento venne, poco dopo, a dirigere le mie idee verso le cose del cielo. La mattina dell’8 luglio 1842, appunto nello svegliarmi, entra mia Madre nella camera come un fulmine, gridando: - Vieni a vedere l’eclisse! Messi in fretta i calzoni, mi affacciai alla finestra; era appunto il momento della totale disparizione del disco solare. Assicuro che, per ricordarmi del fatto, non ebbi bisogno di ricevere alcuna ceffata simile a quella che Benvenuto Cellini ebbe dal padre come ricordo della salamandra. | + | <blockquote>"Un rarissimo evento venne, poco dopo, a dirigere le mie idee verso le cose del cielo. La mattina dell’8 luglio 1842, appunto nello svegliarmi, entra mia Madre nella camera come un fulmine, gridando: - Vieni a vedere l’eclisse! Messi in fretta i calzoni, mi affacciai alla finestra; era appunto il momento della totale disparizione del disco solare. Assicuro che, per ricordarmi del fatto, non ebbi bisogno di ricevere alcuna ceffata simile a quella che Benvenuto Cellini ebbe dal padre come ricordo della salamandra. |
Già, nel «Secondo libro di lettura» che si usava allora nella mia scuola, io avevo letto che, talvolta, la Luna nasconde il Sole, producendo oscurità in pieno giomo. Ora io la vedevo appunto come un disco nerissimo che copriva tutto il Sole, intorno circondata da una bella aureola. Dopo di aver seguito le varie fasi nel loro decremento, volli conservar memoria dell'avvenuto, con un disegno a colori. Più si accrebbe la mia meraviglia quando mi dissero che esistevano uomini capaci di predire tali fenomeni in giomo, ora e minuto. | Già, nel «Secondo libro di lettura» che si usava allora nella mia scuola, io avevo letto che, talvolta, la Luna nasconde il Sole, producendo oscurità in pieno giomo. Ora io la vedevo appunto come un disco nerissimo che copriva tutto il Sole, intorno circondata da una bella aureola. Dopo di aver seguito le varie fasi nel loro decremento, volli conservar memoria dell'avvenuto, con un disegno a colori. Più si accrebbe la mia meraviglia quando mi dissero che esistevano uomini capaci di predire tali fenomeni in giomo, ora e minuto. | ||
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Ebbi, allora, il desiderio di esser uno di quelli, e l’ardita ambizione di essere partecipe ai consigli che governano l’universo." | Ebbi, allora, il desiderio di esser uno di quelli, e l’ardita ambizione di essere partecipe ai consigli che governano l’universo." | ||
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- | <blockquote>Prosegue i suoi studi laureandosi in ingegneria all'Università di Torino nel 1854, studia astronomia all'Osservatorio di Berlino sotto Johann Franz Encke e all'Osservatorio di Pulkovo sotto Otto Struve. Nel 1860...: </blockquote> | + | "Quella notte, per tenerlo sveglio, Antonino, camminando, gli mostrò il cielo, gli insegnò ad individuare le Pleiadi, il piccolo e il grande Carro, la via Lattea che il gergo popolare indicava come «Strada di San Giacomo», dalla quale di tanto in tanto si staccavano luminose ed incredibili stelle cadenti con le loro vaporose ed insinuanti scie. Le «lacrime di San Lorenzo». Tutto inverosimile, profondamente affascinante e di grande influenza sulla fantasia del ragazzino. Incredulo ed estasiato. Lui era vivace, sveglio. Ma anche e soprattutto meditativo. La descrizione del papà non era caduta nel vuoto: da quel giorno, infatti, l'interesse di Virginio verso il grande mondo dell'universo, cioè dell'astronomia, andava sempre più crescendo. Alle giornate sull'aia dei mattoni, seppure ancora giovanissimo, alternava gli studi, apprendendo dalla mamma a leggere e scrivere ed affrontando poi, nella scuola comunale, quella in San Pietro, i temi ricorrenti destinati all'educazione dell'infanzia." </blockquote> |
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+ | Prosegue i suoi studi laureandosi in ingegneria all'Università di Torino nel 1854, studia astronomia all'Osservatorio di Berlino sotto Johann Franz Encke e all'Osservatorio di Pulkovo sotto Otto Struve. Nel 1860...: </blockquote> | ||
"Il ventiquattrenne Giovanni Virginio Schiaparelli è in piena attività a Pulkowo quando il ministro della Pubblica Istruzione, Gabrio Casati, invia un messaggio alla Legazione del re di Sardegna presso la corte imperiale di San Pietroburgo. L'oggetto è tra i più attesi: la nomina dell'astronomo di Savigliano presso l'osservatorio di Brera in Milano. «Prego la Signoria Vostra Illustrissima -si legge nella missiva del ministro- di voler compiacersi d’annunziare all’Ingegnere Giovanni Schiaparelli, che trovasi a Pietroburgo per uno studio di perfezionamento nell’astronomia, essersi Sua Maestà con Decreto del 6 corrente novembre, degnata di nominarlo a Professore e Secondo Astronomo presso il Reale Osservatorio di Brera in Milano». Schiaparelli lascia l'osservatorio russo il 31 maggio 1860 e prende servizio a Milano alla fine del giugno successivo, dopo aver fatto visita ai suoi familiari, ai colleghi ed agli amici e aver organizzato la sua nuova residenza nel capoluogo lombardo. | "Il ventiquattrenne Giovanni Virginio Schiaparelli è in piena attività a Pulkowo quando il ministro della Pubblica Istruzione, Gabrio Casati, invia un messaggio alla Legazione del re di Sardegna presso la corte imperiale di San Pietroburgo. L'oggetto è tra i più attesi: la nomina dell'astronomo di Savigliano presso l'osservatorio di Brera in Milano. «Prego la Signoria Vostra Illustrissima -si legge nella missiva del ministro- di voler compiacersi d’annunziare all’Ingegnere Giovanni Schiaparelli, che trovasi a Pietroburgo per uno studio di perfezionamento nell’astronomia, essersi Sua Maestà con Decreto del 6 corrente novembre, degnata di nominarlo a Professore e Secondo Astronomo presso il Reale Osservatorio di Brera in Milano». Schiaparelli lascia l'osservatorio russo il 31 maggio 1860 e prende servizio a Milano alla fine del giugno successivo, dopo aver fatto visita ai suoi familiari, ai colleghi ed agli amici e aver organizzato la sua nuova residenza nel capoluogo lombardo. | ||
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Da quella data l'esplorazione dello Schiaparelli assumerà un ruolo ed un'importanza fondamentale. Ma in precedenza non starà certo a guardarsi intorno. Lavorerà con pervicacia e scrupolo riuscendo ad essere considerato sin da subito il principe degli astronomi italiani. Già nel 1862 mette in relazione lo sciame meteorico delle Perseidi al passaggio della cometa scoperta da Lewis Swifts e da Horace Parnell Tuttle. Quattro anni dopo studia lo sciame delle Leonidi relazionato ad un'altra cometa, quella individuata da Ernst Wilhelm Tempel e dal medesimo Horace Parnell Tuttle. Due «periodiche» appartenenti alla famiglia della cometa di Halley. Di queste sue esplorazioni informa con grande abilità e competenza il padre gesuita Angelo Secchi, direttore dell'osservatorio Vaticano e successivamente, nel 1872, per queste sue ricerche viene insignito della medaglia d'oro della autorevole «Royal Astronomical Society» di Londra, guidata in quel momento dal matematico Arthur Cayley. | Da quella data l'esplorazione dello Schiaparelli assumerà un ruolo ed un'importanza fondamentale. Ma in precedenza non starà certo a guardarsi intorno. Lavorerà con pervicacia e scrupolo riuscendo ad essere considerato sin da subito il principe degli astronomi italiani. Già nel 1862 mette in relazione lo sciame meteorico delle Perseidi al passaggio della cometa scoperta da Lewis Swifts e da Horace Parnell Tuttle. Quattro anni dopo studia lo sciame delle Leonidi relazionato ad un'altra cometa, quella individuata da Ernst Wilhelm Tempel e dal medesimo Horace Parnell Tuttle. Due «periodiche» appartenenti alla famiglia della cometa di Halley. Di queste sue esplorazioni informa con grande abilità e competenza il padre gesuita Angelo Secchi, direttore dell'osservatorio Vaticano e successivamente, nel 1872, per queste sue ricerche viene insignito della medaglia d'oro della autorevole «Royal Astronomical Society» di Londra, guidata in quel momento dal matematico Arthur Cayley. | ||
- | Rimane sempre, però, la persona semplice di un tempo, quella che in gioventù, durante gli studi torinesi, sapeva dialogare confidenzialmente con la famiglia e relazionarsi con molta sincerità e discrezione coi colleghi ed i compagni di studio e di lavoro. A Brera, come confida egli stesso con curiosa e quasi pignola puntualità, si scontra con la quotidianità di sempre. Lui, che è il direttore della Specola, deve fare benignamente i conti con l'inserviente Angelo Bordogna che si è dimenticato di mettere l'olio nella lampada di osservazione, deve prendere atto sconsolato che l'orologio ritarda di 27 minuti perché l'incaricata non l'ha montato a tempo, deve soffrire il mal di schiena perché la sua sedia è stata sostituita. Se la prende -con tono civile e comprensivo- anche con gli astrofili, ed in particolare con il «signor Newman che vuole esercitarsi nell’astronomia ed al quale [ha] dovuto preparare l’occorrente», oppure con gli occhiali, che sostituiti perché rotti sembrano non soddisfare appieno le sue necessità, o ancora con la zia Francesca, che gli piomba tra capo e collo e gli rovina i programmi di lavoro, che lui aveva organizzato in modo un po' diverso: «le prime ore di stasera -annota-, che sarebbero state così importanti dopo i disturbi dei giorni scorsi, le ho dovute impiegare a mostrar Marte, Giove e Saturno alla zia Francesca e a suo figlio. Fortunatamente non durò molto». Non è quel «musone» imbronciato ed austero che alcune sue immagini possono far apparire. È contento quando da Pulkowo arriva il suo collega amico Otto Struve, col quale «si è molto discusso delle stelle doppie». Ha buoni sentimenti nei confronti dell'universo, anche quando un temporale gli manda all'aria le sue osservazioni, apprezzando nella forzata circostanza «un vicino [che lo diverte] tutta la sera col suo pianoforte». E riesce anche ad ironizzare quando la cattiva sorte lo perseguita: «Dopo avere incominciato bene il lavoro, ecco che l’orologio rifiuta di movere oltre il cannocchiale. La corda che sopporta i due pesi motori non aderisce più ad una delle due carrucole e il peso grande cade a terra! Così ho dovuto chiuder bottega prima del tempo». | + | Rimane sempre, però, la persona semplice di un tempo, quella che in gioventù, durante gli studi torinesi, sapeva dialogare confidenzialmente con la famiglia e relazionarsi con molta sincerità e discrezione coi colleghi ed i compagni di studio e di lavoro. A Brera, come confida egli stesso con curiosa e quasi pignola puntualità, si scontra con la quotidianità di sempre. Lui, che è il direttore della Specola, deve fare benignamente i conti con l'inserviente Angelo Bordogna che si è dimenticato di mettere l'olio nella lampada di osservazione, deve prendere atto sconsolato che l'orologio ritarda di 27 minuti perché l'incaricata non l'ha montato a tempo, deve soffrire il mal di schiena perché la sua sedia è stata sostituita. Se la prende -con tono civile e comprensivo- anche con gli astrofili, ed in particolare con il «signor Newman che vuole esercitarsi nell’astronomia ed al quale [ha] dovuto preparare l’occorrente», oppure con gli occhiali, che sostituiti perché rotti sembrano non soddisfare appieno le sue necessità, o ancora con la zia Francesca, che gli piomba tra capo e collo e gli rovina i programmi di lavoro, che lui aveva organizzato in modo un po' diverso: «le prime ore di stasera -annota-, che sarebbero state così importanti dopo i disturbi dei giorni scorsi, le ho dovute impiegare a mostrar Marte, Giove e Saturno alla zia Francesca e a suo figlio. Fortunatamente non durò molto». Non è quel «musone» imbronciato ed austero che alcune sue immagini possono far apparire. È contento quando da Pulkowo arriva il suo collega amico Otto Struve, col quale «si è molto discusso delle stelle doppie». Ha buoni sentimenti nei confronti dell'universo, anche quando un temporale gli manda all'aria le sue osservazioni, apprezzando nella forzata circostanza «un vicino [che lo diverte] tutta la sera col suo pianoforte». E riesce anche ad ironizzare quando la cattiva sorte lo perseguita: «Dopo avere incominciato bene il lavoro, ecco che l’orologio rifiuta di movere oltre il cannocchiale. La corda che sopporta i due pesi motori non aderisce più ad una delle due carrucole e il peso grande cade a terra! Così ho dovuto chiuder bottega prima del tempo»". |
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Versione delle 09:03, 1 mar 2011
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