Sidereus Nuncius
Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.
Composto intorno al 1609 e pubblicato nei primi mesi del 1610, (prima stampato a Venezia in 550 copie, quindi a Francoforte), è l'opera nella quale Galileo Galilei dà la notizia della costruzione del cannocchiale con cui per la prima volta osserva la Luna, la Via Lattea e altri oggetti celesti, e soprattutto annuncia la scoperta dei quattro satelliti principali di Giove: Io, Europa, Ganimede e Callisto. Egli li chiama "astri medicei", dedicandoli a Cosimo II dei Medici.
Padova, 12 Marzo 1610
AVVISO ASTRONOMICO
CHE CONTIENE E SPIEGA OSSERVAZIONI DI RECENTE CONDOTTE CON L'AIUTO DI UN NUOVO OCCHIALE SULLA FACCIA DELLA LUNA, SULLA VIA LATTEA E LE NEBULOSE, SU INNUMEREVOLI STELLE FISSE, E SU QUATTRO PIANETI DETTI ASTRI MEDICEI MAI VEDUTI FINORA
...mi volsi agli spettacoli celesti; e per prima vidi la Luna così vicina come distasse due raggi terrestri. [..]
In primo luogo diremo dell'emisfero della Luna rivolto verso di noi. Per maggior chiarezza lo divido in due parti, una più chiara, l'altra più scura: la più chiara sembra circondare e riempire tutto l'emisfero, la più scura invece offusca come fosse una nuvola la faccia stessa e la fa apparire cosparsa di macchie.
Nel quarto o quinto giorno dopo la congiunzione, quando la Luna ci mostra i corni splendenti, il limite tra la parte scura e la chiara non si stende uniformemente secondo una linea ovale, come accadrebbe in un solido perfettamente sferico, ma è tracciato da una linea spezzettata aspra e molto sinuosa. Infatti molte luminosità come escrescenze si estendono oltre i confini della luce e delle tenebre, e al contrario, alcune particelle oscure si introducono nella parte illuminata.[..] Possiamo assistere a uno spettacolo simile sulla Terra verso il sorgere del Sole quando vediamo le valli non ancora illuminate ma splendenti i monti che le circondano dalla parte opposta al Sole: e come le ombre delle cavità terrestri man mano che il Sole si innalza si riducono, così anche queste macchie lunari, al crescere della parte luminosa, escono dalle tenebre.
Il giorno 7 gennaio dell'anno 1610, all'una di notte, mentre col cannocchiale osservavo gli astri mi si presentò Giove; poiché mi ero preparato uno strumento eccellente, vidi, cosa che prima non mi era accaduto per la debolezza dell'altro strumento, che intorno gli stavano tre stelline luminosissime; e quantunque le credessi stelle fisse, mi destarono una certa meraviglia, perché erano disposte esattamente secondo una linea retta e parallelamente all'eclittica, e più splendenti delle altre di uguale grandezza. [..]
Il 16, alla sesta ora, gli astri erano in questa posizione
[..] Ma, alle due, le stelle più vicine distavano da Giove per intervalli uguali: anche l'occidentale infatti ne distava 3 minuti. All'ora sesta si vide una quarta stellina fra la più orientale e Giove, così disposte:
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Le immagini delle pagine del Sidereus Nuncius sono riprese da una ristampa anastatica del volume, II edizione stampata a Francoforte nel 1610, appartenente alla Biblioteca Labronica di Livorno. Le immagini astronomiche sono di Pelco Nereo.