La luce cinerea

Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.

di Alfonso Zaccaria



A sinistra: Luce cinerea, immagine ripresa il 23 febbraio 2012, si ringrazia la Associazione Astrofili di Piombino; a destra l'interpretazione della luce cinerea da parte di Leonardo da Vinci


Guardando la Luna poco dopo il Novilunio, ancora immersa nelle luci del crepuscolo, è facile notare, accanto al crescente luminoso, la restante parte della Luna debolmente illuminata di una luce di tonalità più spesso grigio-azzurre, talvolta verdastre, tal’altra rossastre.

E’ la cosiddetta “Luce cinerea”, del colore della cenere, conosciuta da tempo e che ha trovato diversi appellativi nelle varie culture - per gli Inglesi è “the Old Moon in the New Moon’s arms” (la vecchia Luna tra le braccia della Luna Nuova). Naturalmente, può essere vista anche all’alba, nei giorni tra l’ultimo quarto e la Luna Nuova. Il fenomeno, che oggi sappiamo essere dovuto alla riflessione da parte della Luna della luce solare proveniente dalla Terra, fu variamente interpretato dagli antichi, fino al Rinascimento.

La Luna, dicevano, brilla di luce propria, anche se molto meno del Sole; oppure: la Luna è semitrasparente, traslucida, e lascia passare parte della luce solare che le viene da dietro; oppure: è fosforescente, oppure ancora (Tycho Brahe): riflette la luce delle stelle e di Venere. Leonardo da Vinci nel Codice Leicester (poi Hammer, ora Collezione Bill Gates), e Regiomontano (1436-1476) danno un’interpretazione intuitiva della luce cinerea, ma è Galileo che nel Sidereus Nuncius prima (1610), e nel Dialogo sopra i Massimi Sistemi poi (1632), ne fornisce una interpretazione precisa.

Afferma infatti Sagredo, dopo aver udito da Salviati la spiegazione del fenomeno, nel Dialogo:

... lasciatemi il gusto di mostrarvi come a questo primo cenno ho penetrato la causa di un accidente al quale mille volte ho pensato, né mai l'ho potuto penetrare. Voi volete dire che certa luce abbagliata che si vede nella Luna, massimamente quando l'è falcata, viene dal reflesso del lume del Sole nella superficie della terra e del mare: e piú si vede tal lume chiaro, quanto la falce è piú sottile, perché allora maggiore è la parte luminosa della Terra che dalla Luna è veduta, conforme a quello che poco fa si concluse, cioè che sempre tanta è la parte luminosa della Terra che si mostra alla Luna, quanta l'oscura della Luna che guarda verso la Terra; onde quando la Luna è sottilmente falcata, ed in conseguenza grande è la sua parte tenebrosa, grande è la parte illuminata della Terra, veduta dalla Luna, e tanto piú potente la reflession del lume.

Circa la luce solare riflessa dalla Terra, occorre pensare che, mentre la Luna dal Novilunio procede verso il Primo Quarto, riceve dalla Terra una grande quantità di radiazione luminosa: infatti, per un osservatore che si trovasse sulla Luna in quella situazione astronomica, la Terra offrirebbe gran parte della sua superficie illuminata, procedendo da “Piena a “Ultimo Quarto”. Sempre considerando un ipotetico “lunatico” che osservasse la Terra, oltre a vederla sempre immobile nel cielo lunare, a diverse altezze a seconda della latitudine (in realtà, per il fenomeno della librazione la Terra descrive nel cielo lunare una piccola ellissi), la vedrebbe descrivere le fasi in ragione inversa a come noi terrestri vediamo le fasi lunari; in sostanza, quando da noi c’è Luna Nuova, dalla Luna si vedrebbe la Terra Piena, il Primo Quarto lunare da Terra corrisponderebbe all’Ultimo Quarto terrestre dalla Luna, e così via.

La luce cinerea, in pratica, non è altro che il “chiaro di Terra” sulla Luna, l’esatto contrario del chiaro di Luna sulla Terra.

L’entità del fenomeno, però è ben diversa: la superficie della Terra visibile dalla Luna, infatti, oltre ad essere circa 13 volte più grande della Luna stessa, ha un maggiore potere riflettente (albedo): circa il 37% contro il 7% della Luna. Ciò è dovuto prevalentemente alla presenza delle nubi (50%), meno delle terre emerse (10-25%), meno ancora dell’acqua degli oceani (10%). Possiamo capire bene ciò osservando le foto della Terra scattate dallo spazio: nubi e Poli appaiono di colore bianco abbagliante, i continenti color ocra e gli oceani di colore blu scuro. Infine, volendo estrapolare un ulteriore concetto, essendo la luce cinerea espressione della riflessione della luce solare da parte della superficie terrestre, rappresenta pure l’inverso dell’effetto-serra, essendo quest’ultimo l’espressione di quanto della radiazione solare viene invece trattenuto sulla Terra.

Nelle prime fasi della Luna crescente, o nelle ultime della Luna calante, all’interno della parte in penombra, è facile distinguere diversi particolari della sua superficie. I Mari si intravedono già a occhio nudo, e un binocolo rivela un numero maggiore di dettagli: strutture particolarmente riflettenti come Aristarchus e le raggiere di Tycho e Kepler sono facilmente osservabili come macchie più chiare. Mancando le ombre, l’effetto è simile a quanto si osserva in condizioni di Luna Piena, ma come se al nostro strumento fosse stato applicato un filtro molto scuro.

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