Esplorando
i siti Internet delle associazioni di astrofili americani
e canadesi, ci si imbatte spesso nel termine "Sidewalk
Astronomy".
Letteralmente "astronomia da marciapiede", è
un modo di divulgare l'astronomia che consiste nel mettere
il telescopio sul cammino dei passanti che, per proseguire,
lo devono evitare.
E girando attorno al telescopio molti di loro, invitati
dall'astrofilo, sono curiosi di dare un'occhiata e vengono
coinvolti nell'osservazione dei crateri lunari o degli anelli
di Saturno.
Un
modo semplice di proporre l'osservazione astronomica, di
procurare alla gente un contatto personale con l'universo,
attraverso un'esperienza diretta, senza mediazioni.
Un'esagerazione,
una forzatura, quello che una volta si definiva una "americanata"?
(termine che oggi suona molto più provinciale di
venti anni fa, e che voleva contrapporre alla cultura dell'eccesso
quella del buonsenso - la nostra naturalmente)
Onestamente
crediamo di no.
Certamente
il contesto è quanto di meno strutturato si può
immaginare e il pubblico è il più generico
possibile: l'incontro con l'astronomia si gioca sull'emozione
dell'osservazione diretta e non sul terreno più culturale
della lezione frontale, in cui l'astrofilo propone sé
stesso come esperto, prepara i suoi argomenti con cura e
propone una lettura guidata di eventi considerati di per
sé complessi.
L'immediatezza,
l'informalità e la semplicità della proposta
non comportano il "consumo" in senso deteriore
dell'osservazione: molte sono le persone che chiedono ragione
di quanto si vede al telescopio, molte domande affiorano,
spesso riemergono i ricordi di un'eclissi di Sole o di una
cometa, e per un momento si dimenticano gli affanni quotidiani.
Negli
Stati Uniti il "guru" di questo modo di intendere
l'astronomia amatoriale è John Dobson, fondatore
della associazione "The Sidewalk Astronomer" di
San Francisco.
Ma
esplorando i siti internet delle associazioni di astrofili
in Italia si scoprono anche qui da noi gruppi che si danni
da fare per portare i loro telescopi sui marciapiedi, nelle
piazze di paese, alle manifestazioni enogastronomiche.
Queste cose le chiamiamo di solito "osservazioni pubbliche"
e rischiamo di ritrovarci come il famoso personaggio de
"Il borghese gentiluomo" di Molière, il
signor Jourdain: come costui scopre un giorno che scriveva
in prosa senza saperlo, facendosene gran meraviglia, anche
noi scopriamo che siamo da tempo "sidewalk astronomers"
senza essercene neanche accorti!
Queste
pagine della Commissione Divulgazione UAI vogliono essere
un invito per gli astrofili a scendere in strada con i telescopi,
a far osservare la Luna ai vicini di casa, ai compagni di
scuola (propri o dei propri figli), agli amici davanti al
bar, e vogliono servire da punto di raccolta di esperienze,
suggerimenti e idee.
Un
astrofilo chiese a John Dobson di autografargli il telescopio,
lui acconsentì ma sotto alla sua firma scrisse: "milioni
di occhi stanno aspettando…".
Questo era per lui il senso di possedere uno strumento di
osservazione.
Cieli
Sereni a tutti
Paolo
Morini