Le
interviste di SCIS
A
spasso con Sylvie Coyaud
Sylvie
Coyaud, giornalista nata a Parigi, traduttrice di libri di scienza
e di letteratura, ha collaborato con l'Unità, e collabora oggi con
il supplemento culturale del Sole-24 Ore, e con il supplemento femminile
D - La Repubblica. Volontaria
da 25 anni a Radio Popolare di Milano e dopo cinque anni di trasmissioni
settimanali alla Radio della Svizzera Italiana, ora conduce "Le
Oche di Lorenz, a spasso con la scienza" su RAI-Radio 3.
Facendo
attenzione a tutto ciò che di buono viene dai media, SCIS le ha chiesto
di rispondere lei alle domande, invece di farle come al suo solito.
Intervista
a cura di Massimo Porcelli
Come
nasce il suo interesse per la Scienza ?
Dalla
fantascienza. Da bambina ero una grande lettrice di fantascienza,
ed ho continuato ad esserlo per un bel po'.
Perché
scienza alla Radio ?
Per
caso, facevo trasmissioni letterarie a Radio Popolare, una radio libera
di Milano; quando la Radio svizzera mi ha chiesto di farle in esclusiva
per la sua rete culturale si è posto il problema di come continuare
a collaborare con Radio Popolare.
Siccome
da anni protestavo perché nessuno si occupava di scienza, Paolo Hutter
uno dei fondatori della radio, mi ha detto "fallo tu, invece
di lamentarti".
Ho
arruolato tutti gli amici che facevano scienza e così nel 1987 è nato
il settimanale "il Ciclotrone".
So
che a Radio Polare il contributo degli studenti è stato prezioso.
E'
vero. Nelle facoltà di scienza di Milano, nel 1989, il movimento studentesco
"la Pantera" ha formato il collettivo "La pantera Galileo".
Uno
giorno una delegazione è arrivata in radio: " Possiamo intervenire
nel Ciclotrone ?" hanno chiesto.
"Aspettavo
proprio voi!" ho risposto.
Oggi
sono tutti all'estero meno Matteo Merzagora, un ex fisico delle radiazioni,
con il quale non ho più smesso di collaborare.
L
'ottimo Matteo Merzagora.
La frequenza degli argomenti scientifici nei quotidiani e sulle
radio è cambiata in questi anni ?
Negli
anni '80, quando ho cominciato a scrivere per l'Unità, era l'unico
giornale con una pagina quotidiana di scienza.
Poi c'è stato il boom, credo dovuto alla genetica, soprattutto
alla pecora Dolly.
Ma già nel 1992 i dati di COBE erano sulle prime pagine.
Questo
non vuol dire che tutto quello che viene
pubblicato sia corretto.
Anch'io
mi accorgo a volte di scrivere sciocchezze. Però se si è interessati
e si ha voglia di informarsi oggi le fonti non mancano.
Cosa
dovrebbero fare i media per avvicinare il pubblico alla scienza ?
Suscitare
la curiosità, abolire la distanza tra le persone e la scienza. La
divulgazione tradizionale è diretta dall'alto verso il basso: arriva
l'esperto ed erudisce il volgo.
La
mia idea è che la scienza faccia parte della cultura quotidiana ed
abbia degli aspetti che riguardano la società in generale, sui quali
tutti noi abbiamo qualcosa da dire o da ridire.
Lei
ha intervistato centinaia di scienziati, famosi e non. Ha trovato
sempre disponibilità, apertura al dialogo da parte loro ?
Come
dappertutto, si incontra gente adorabile e gente odiosa.
In
generale, però, l'ambiente è simpatico. Se si capita sul personaggio
arrogante che considera le domande una scocciatura, non lo si cerca
più. Tutto qui.
Ma
chi fa scienza davvero - e non si limita a gestirne l'organizzazione
dall'alto del proprio potere - apprezza le domande ed è abituato alle
critiche.
Sa che la scienza vive di critica.
Sa anche che è legittimo chiedere quando non si è capito: da
Oche ficcanaso, da utenti,
da consumatori, da contribuenti, siamo noi a finanziare la ricerca
ed è giusto esigere che ci sia comprensibile.
Qual
è lo scienziato che è stato più accessibile?
Guardi,
spesso sono commossa dalla disponibilità - anche a non prendersi troppo
sul serio - di alcuni grandi ricercatori.
Penso
per esempio a molti premi Nobel, a
Gaetano Di Chiara (studioso del circuito della dopamina nel
cervello) o Angelo Vescovi (autore delle due ricerche fondamentali
sulle cellule staminali).
Senza
dubbio i più accessibili sono gli americani e gli anglosassoni, abituati
ad essere tampinati dai cronisti.
Giustamente,
da persone con poco tempo a disposizione, pretendono che l'intervistatrice
abbia un minimo di conoscenza delle loro ricerche. Perdonano se li
si chiama Roberto mentre il loro nome è Giuliano, ma non che
si attribuisca loro un lavoro altrui o si confondano un po'
troppo le cose elementari....
Un
minimo di preparazione preliminare, anche generica, è necessario per
rispetto di chi si intervista e soprattutto del pubblico.
Veniamo
ad un argomento che interessa tutti gli amici di SCIS, qual è il suo
rapporto con l'Astronomia osservativa ? Voglio dire, ha mai osservato
il cielo con un telescopio?
Come
no! Ne ho uno in comune con quattro amiche. E' piccolino, lo teniamo
in Sardegna
su
un altipiano, e quando riesco a prendere una vacanza mi dà un grande
piacere osservare il cielo. Uso anche un binocolino col quale mi trovo
a mio agio perché mi è più facile orientarmi. Purtroppo non ho molta
dimestichezza col cielo,
ma amo le cose che conosco e riesco a ritrovare.
Quindi,
anche se lei non lo sa, è un’astrofila in pectore. Qual è l 'oggetto
celeste che più l'ha colpita ?
Potrei
dire Giove con i suoi satelliti o Saturno o Antares la rossa ma la
realtà è che nel cuore ho Orione da quando, da ragazzina, leggendo
un romanzo di Jean Giono, "L'Ussaro sul Tetto", ho trovato
la costellazione descritta come "fleur de carote". Ricordo
che per vedere se quel fior di carota, ho preso il binocolo da teatro
di mia nonna.
Da
allora, ogni volta che vedo salire Orione nel cielo scuro della Sardegna,
è come se il cosmo si presentasse a un appuntamento con me, personalmente.
Mi tremano un po' le ginocchia ma mi dà un senso di felicità immensa.
Una
sua opinione su SCIS ?
Siete
bravissimi, quindi forza, coraggio ed altri mille di questi fiori!
Davvero ! Ancora più che per la capacità di mobilitare le folle, o
di condividere il piacere che si prova a occuparsi di scienza, credo
che parlare, come fate voi, della scienza che amate aiuti voi e noi
a capirla meglio.
Un
ultima domanda : perché "Le
Oche di Lorenz" ?
Perché
siamo ignoranti come tutti, perché nessuno sa tutto di tutte le scienze.
Così, proprio come le oche di Konrad Lorenz, andiamo appresso agli
scienziati per farci dare l'imprinting.
Volevamo
un titolo - e lo ha trovato un'amica, Margherita Fronte, giornalista
a Tempo Medico - per far capire che si può seguire, divertendosi,
la scienza nella sua pratica quotidiana e gli scienziati nelle loro
motivazioni migliori e peggiori, capaci di farci sognare, arrabbiare
o altro, senza mai lasciarci indifferenti. Almeno questo è lo scopo,
la trasmissione che abbiamo in mente anche se non sempre si realizza.
E
fino a questo punto la trasmissione corrisponde all 'idea che ne da
il titolo, la ringrazio per il tempo che ci ha dedicato e dedica a
SCIS nel suo programma.
Buon lavoro.
A
voi, ma sono le Oche a ringraziare voi per la preziosa collaborazione
e... torneranno a sfruttarvi presto, promesso !
La
redazione della trasmissione "Le Oche di Lorenz"
Da sinistra verso destra: Sylvie Coyaud, Matteo Merzagora
e Silvia Baglioni.