Transito di Mercurio sul Sole 1631

Da Commissione Divulgazione - Unione Astrofili Italiani.




Il passaggio di Mercurio del 7 novembre 1631 fu osservato a Parigi dall'astronomo Pierre Gassendi (1592-1655)

Lo scaltro Mercurio voleva passare di nascosto, è comparso quando non lo si aspettava, ma non è potuto fuggire senza essere scoperto, io l'ho trovato e l'ho visto; quello che non è capitato a nessuno prima di me , il 7 novembre 1631, al mattino.

La notizia del suo successo, diffusa prima in lettere private agli amici, quindi attraverso lo scritto qui pubblicato, fece di lui l'eroe del giorno tra la cerchia degli appassionati di Provenza.

Gassendi mandò il suo resoconto anche a Galileo, Campanella e Scheiner. Da una lettera che lo stesso Scheiner scrisse a Gassendi il 23 febbraio 1633 sappiamo che altri 3 osservatori videro il transito: Remus Quietanus a Rouffach (Alto Reno, Alsazia), Padre Cysatus a Innsbrush (Tirolo) e un gesuita anonimo a Ingolstadt (Baviera).






Pierre Gassendi, (presbitero, filosofo, teologo, matematico, astronomo e astrologo francese), il giorno indicato dal grande astronomo Keplero in Admonitio ad Astronomos, rivolse verso il Sole il suo telescopio e nell'immagine proiettata su un foglio bianco scorse una piccola macchia nera e tonda già abbastanza avanti sul disco solare. Osservò attentamente, quasi incredulo, e dopo aver notato la velocità del suo movimento non ebbe dubbi: era Mercurio. Gassendi determinò così le circostanze di questa occultazione, prendendo nota della posizione del pianeta, come si vede in questo disegno.

Gassendi scrive all'amico Peiresc che secondo Keplero il transito di Mercurio avrebbe dovuto verificarsi il 7 novembre tra l'una e le due del pomeriggio. Lo stesso Keplero suggeriva per sicurezza di dedicarsi all'osservazione anche nei giorni precedenti.

Gassendi osservò assieme al filosofo François de La Mothe Le Vayer.

Ci ha lasciato un'informazione precisa sul metodo usato.

In una stanza oscurata ricevette su uno schermo i raggi del Sole attraverso il suo "occhiale di Galileo". Il disco del Sole aveva sulle schermo un diametro corrispondente a m0,24. Divise la circonferenza in gradi e il diametro in 60 parti uguali. Attribuendo al Sole un diametro di 30' ciascuna delle parti rappresentava 30".

Un cerchio graduato posto alla base del telescopio permetteva di calcolare in ogni istante l'altezza del Sole e quindi l'ora dell'osservazione.

"Il giorno 5 (scrive Gassendi al collega Schickard il 28 novembre 1631) piovve per tutto il giorno. Il 6 fu variabile quindi piovve anche la notte seguente.

Il 7 al sorgere del Sole fu sempre variabile. Verso le 9 l'immagine sulle schermo si rese nitida e circolare e io vidi qualcosa di nero a oriente del piano verticale del diametro. Ero sempre lontano dal supporre che Mercurio proiettasse un'ombra così piccola. Credetti che fosse una macchia solare comparsa recentemente".

Alle 10 il Sole riapparve tra le nubi e Gassendi rivide la macchia. Si era spostata troppo velocemente per essere una macchia solare. Finalmente si convinse di aver visto Mercurio transitare sul Sole.

"I bordi dell'ombra erano più chiari rispetto al centro che si mostrava più nero. A momenti i bordi erano rossastri come quelli delle macchie solari, cosa che attribuii ai vapori o alla qualità delle lenti del mio telescopio".





Brani tratti dalla pagina dedicata al Transito di Venere sul Sole del 2004 - Un celeste incontro: Venere e il Sole

di Pasquale Tucci

Umberto Anselmi

Istituto di Fisica Generale Applicata - Università di Milano


...I transiti di Mercurio e di Venere sul Sole furono sfruttati per trovare la parallasse solare e, da questa, derivare la distanza Terra-Sole. Una volta nota quest’ultima, dalla terza legge si ricavavano le distanze dei vari pianeti. I transiti di Mercurio e Venere dei quali gli astronomi hanno lasciato documentazione furono osservati solo dopo l’introduzione del telescopio nella pratica astronomica, nel 1609. In effetti il transito di Venere sul Sole può essere osservato anche a occhio nudo. E, infatti, a volte si riporta una vaga descrizione del fenomeno data da un astronomo arabo nel XII secolo. Ma di fatto la prima documentazione accertata è quella del 1631.

La storia


Keplero fu il primo che, sulla base delle osservazioni di Ticho Brahe e dopo aver composto le Tavole Rudolfine, predisse nel 1629 i transiti di Mercurio e Venere sul Sole e li comunicò agli astronomi del suo tempo in un 'Avviso agli astronomi (Admonitio ad Astronomos). Dai suoi calcoli ambedue i pianeti sarebbero passati sul Sole nel 1631 per un osservatore che li osservava da Parigi: il 7 novembre per Mercurio e il 6 dicembre per Venere. Per far capire quanto sia difficile calcolare il transito dei due pianeti sul Sole basti pensare che il raffinatissimo matematico Keplero affermò che dopo il 1631 il successivo transito di Venere sarebbe accaduto nel 1761: si sbagliava, come sappiamo, in quanto non aveva realizzato che i transiti di Venere avvengono a coppie a distanza di otto anni. Anche la previsione per il 1631 non si dimostrò del tutto esatta, in quanto il Sole era sotto l’orizzonte al momento del passaggio del pianeta. La previsione di Keplero per il transito di Mercurio si dimostrò, invece esatta a meno di un errore di 5 ore, un errore veramente piccolo per l’epoca: Keplero non potè osservarlo in quanto era morto un anno prima. Così la prima persona ad avere mai osservato il fenomeno di un passaggio di un pianeta - Mercurio - sul Sole fu Pietro Gassendi il 7 novembre 1631 a Parigi. Gassendi faceva entrare la luce del Sole in un telescopio, poi, attraverso un foro, in una camera oscura e l’immagine veniva proiettata su uno schermo perpendicolare all’asse dello strumento. Il diametro del Sole era di circa 20 cm ed era diviso in 60 parti. L’altezza del Sole veniva osservata da un collaboratore di Gassendi con un quadrante in modo da avere misure precise sull’entrata e sull’uscita del piane­ta dal Sole. Gassendi tentò di osservare anche il passaggio di Venere ma non poteva sapere che la previsione di Keplero era inesatta e osservò inutilmente il Sole per due giorni.






Nell'immagine l'ultima pagina di Admonitio ad astronomos, rerumque coelestium studiosos, de raris mirisq[ue] anni 1631 di Johannes Kepler, con la previsione del transito di Mercurio e Venere.

Keplero tentò in precedenza l'osservazione il 28 maggio 1607. Proiettando l'immagine del Sole su uno schermo, senza ingrandirla, dato che il telescopio non era ancora stato inventato, vide una macchiolina scura sulla sulla superficie del Sole. Fu a lungo convinto di aver visto il transito del pianeta, ma probabilmente si trattò di una macchia solare visibile a occhio nudo. Altre presunte osservazioni furono quelle attribuite ad Averroè nel 1161, e l'avvistamento di una macchia che fu notata per giorni, (od ore a seconda della diversa interpretazione) durante il regno di Carlo Magno. Ma con ogni probabilità si trattò sempre di macchie solari particolarmente vistose.



Torna alla pagina Transito di Mercurio 2016

Strumenti personali