Cosmologia
per
tutti
BOOMERANG PER TUTTI: ultime notizie dall'universo
di Francesca Rosati
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Quanto
lontano
si
può
arrivare
a
guardare
nella
profondità
dell'universo?
Questa
è
forse
una
delle
domande
più
affascinanti
che
si
affacciano
alla
mente
quando
contempliamo
il
cielo
stellato.
Ma
guardare
lontano,
in
cosmologia,
significa
anche
guardare
indietro
nel
tempo
perché
la
luce
può
impiegare
anche
moltissimi
anni
per
giungere
fino
a
noi
attraverso
la
profondità
dell'universo.
La
luce
catturata
da
Boomerang
è
la
più
antica
che
si
possa
vedere.
Risale
addirittura
ad
appena
300.000
anni
dopo
il
Big
Bang,
un
tempo
antichissimo
se
pensiamo
che
oggi
l'universo
ha
oltre
10
miliardi
di
anni
di
vita.
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Boomerang non ha puntato alla luce di una stella della Via Lattea o
ad una galassia lontana, ma ha guardato molto oltre.
Ha catturato la radiazione luminosa che era presente nell'universo ben prima
della formazione delle stelle e delle galassie e che ancora oggi permea il cosmo
come un preziosissimo "fossile" di quell'epoca lontana.
È la cosiddetta ``radiazione cosmica di fondo'' (indicata con la sigla CMB,
Cosmic Microwave Background, in inglese).
Questa radiazione è un tipo di luce che non è visibile ad occhio nudo
perché ha una frequenza molto bassa (si tratta di microonde), per cui ha bisogno
di particolari strumenti per essere rivelata.
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Il rivelatore di Boomerang è stato
montato su una sorta di `mongolfiera'
lanciata dall'Antartide.
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La radiazione cosmica di fondo costituisce un ``fossile'' preziosissimo
dell'universo primordiale perché ci giunge inalterata dal momento in cui
nell'universo, circa 300.000 anni dopo il Big Bang, essa ha smesso di interagire
con la materia circostante.
Così è possibile per noi oggi avere una immagine del cielo di
quell'epoca lontanissima, dopo oltre 10 miliardi di anni.
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La prima ``foto'' della radiazione cosmica di fondo risale al 1992 ed è
dovuta al satellite americano COBE. Come si può vedere dalla figura qui accanto,
questa radiazione non è omogenea, ma presenta delle differenze di temperatura
rappresentate dai diversi colori. Il rosso indica le zone più calde e dense.
Il blu quelle più fredde e rarefatte.
Queste piccole disomogeneità vengono chiamate fluttuazioni primordiali
e, grazie alla forza di attrazione gravitazionale, si sono evolute nel corso della vita
dell'universo, fino a dare origine alle strutture che osserviamo oggi:
le stelle e le galassie.
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Boomerang non ha potuto esplorare tutto il cielo, come aveva invece fatto COBE,
ma solo una piccola parte, circa il 2%.
Nonostante questo, la precisione del suo strumento è stata
estremamente superiore. I dati che ci ha fornito, allora, ci
permettono di imparare molte cose nuove sull'universo in cui viviamo.
In particolare, l'analisi delle mappe fornite da Boomerang ci ha dà
informazioni preziosissime sulla struttura profonda dello
spazio-tempo del nostro universo e sul suo contenuto di materia.
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La struttura geometrica e il contenuto di materia dell'universo sono due
quantità intimamente legate, grazie alla teoria della relatività generale.
La densità di materia dell'universo, infatti, può incurvare lo spazio-tempo,
determinando una geometria ``sferica'' oppure ``iperbolica''.
Solo se la quantità totale di materia è uguale ad un certa quantità
critica, allora la geometria globale dell'universo è piatta.
In questo caso, la struttura dello spazio su grande scala è
la stessa che noi osserviamo nella nostra esperienza quotidiana,
quella della geometria euclidea.
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Secondo i dati di Boomerang la densità di materia del nostro universo è
uguale a quella critica. Questo ha due implicazioni fondamentali:
1) la geometria dell'universo è euclidea (cioè quella `standard') anche su
grande scala
2) gran parte della materia presente nel nostro universo è ancora sconosciuta
La quantità di materia luminosa nell'universo -quella materia
cioè che possiamo osservare al telescopio grazie alla luce che emette-
è molta di meno di quella misurata da Boomerang: appena l'1%.
Con altre osservazioni sappiamo che un altro 35% di materia oscura
è comunque presente nell'universo senza emettere luce, perché
la si può rivelare indirettamente grazie ai suoi effetti gravitazionali
nelle galassie.
Tutto quel che resta è ancora ignoto.
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